Un tirocinio diverso per conoscere meglio l’organizzazione delle strutture che operano in Trentino in ambito sociale, cogliere le specificità delle diverse professioni e imparare a organizzare e gestire meglio il tempo scuola-lavoro, vivendo un’esperienza più umana e coinvolgente perché più estesa nel tempo. Quest’anno, le classi quinte dell’indirizzo professionale per i Servizi Socio-Sanitari dell’Istituto “Don Milani” di Rovereto hanno cambiato modalità nello svolgimento dei tirocini.
Fino ad ora, infatti, gli studenti svolgevano un tirocinio della durata di tre settimane nel corso del periodo scolastico, in un tempo in cui le lezioni venivano sospese. Dal novembre scorso, invece, le classi quinte dell’indirizzo socio-sanitario stanno sperimentando un’innovativa modalità di alternanza scuola-lavoro, che vede gli studenti impegnati un giorno in settimana fino a febbraio.
“In realtà, l’effettuazione del tirocinio in corso d’anno, con la possibilità da parte dei docenti di seguire i tirocinanti e far rientrare l’esperienza nella valutazione, è sempre stato un aspetto caratterizzante dell’Istituto, sia nell’indirizzo socio-sanitario, sia in quello tecnico economico-turismo”, ci spiega la prof. Annalisa Passerini, collaboratrice vicaria dell’Istituto. “Questa nuova modalità, però, grazie anche al lavoro di organizzazione e preparazione svolto dai docenti coinvolti nell’area tecnica e tecnico professionale e al supporto dei consigli di classe dei due indirizzi, permette agli alunni di avvicinarsi ancora di più al mondo del lavoro e esplorarlo”, precisa la dirigente dell’Istituto, Daniela Simoncelli.
La proposta si rifà al “modello tedesco” (dove gli studenti, appunto, alternano alcuni giorni di “lavoro” con alcuni giorni di studio) e, come spiega la referente dell'area tecnico professionale del settore socio-sanitario Sushila Comper, nasce per rispondere a diverse esigenze. “Innanzitutto permette agli studenti di restare più al lungo all'interno delle strutture coinvolte e quindi di vivere esperienze più estese nel tempo, che permettono di creare dei rapporti più intensi con le realtà con cui si trovano a collaborare, conoscendone meglio le dinamiche organizzative”, commenta Comper. “Questo è in linea con le esigenze espresse dalle strutture che da un po' di tempo richiedono dei tirocinanti che possano essere maggiormente coinvolti nelle attività organizzate da tali strutture”.
“All'inizio non eravamo molto entusiasti del cambiamento di modalità del tirocinio”; racconta una studentessa di una quinta a indirizzo sociale, Pasco Angela, che sta effettuando il proprio “stage” all’interno del ristorante “Barba” gestito dalla cooperativa “La Ruota”. “Poi questa possibilità mi ha permesso di conoscere meglio i diversi ragazzi coinvolti nella struttura e di sentirmi maggiormente parte dello staff organizzativo”. “Rispetto agli anni scorsi questa modalità di tirocinio è più varia e meno abitudinaria”, precisa invece Maria Bertoni, coinvolta nella cooperativa “Gruppo 78”.
Entusiasta del periodo di stage è Othman Mohammad, studente che sta effettuando il proprio tirocinio a Casa Nazareth di Sant'Ambrogio di Valpolicella: “Mi è piaciuta tantissimo questa modalità organizzativa che mi ha permesso di conoscere le attività della struttura, molte di più rispetto a quelle che avrei potuto conoscere in tre settimane continuative: mi sento uno dei dipendenti”.
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