Un gruppo di lavoro ha raccolto in un documento i motivi di contrarietà al trilinguismo: svalutazione dell'italiano, modificazione dei Piani didattici, esclusione dei BES. Ma non solo
Contrari nel metodo, ma anche nel merito. Nel metodo perchè “il nostro assessore Rossi ci ha imposto il suo Protocollo d'intesa per il Trentino trilingue”, nel merito perchè “abbiamo rilevato nel Protocollo molti vuoti pedagogici e didattici, molte omissioni strutturali e politiche e molte mancanze in termini di indicazioni”. Marzia Todero, docente all'Istituto Comprensivo di Lavis, è la portavoce degli insegnanti trentini che hanno elaborato il “Controprotocollo”, condiviso come gruppo di lavoro nella rete, pronto per essere firmato e sottoposto in un incontro richiesto all'assessore. Ci fa osservare che il gruppo (161 gli “iscritti”) vede insieme insegnanti di ruolo e precari di scuola comune, Clil e sostegno, si è avvalso del contributo di personalità italiane ed europee dell'ambito linguistico, mettendo in campo anche le conoscenze psicopedagogiche e didattiche maturate nei propri percorsi professionali.
SVALUTAZIONE DELL'ITALIANO
La prima contrarietà riguarda la riduzione dei programmi disciplinari e del numero di ore di italiano (contraddittoria “visti gli ottimi risultati Invalsi e indagini PISA/OCSE del sistema trentino in italiano e matermatica”); è un “declassamento della nostra lingua ufficiale”, secondo gli insegnanti che si chiedono: “Spiegheremo l'Impero Romano in inglese o in tedesco ai nostri alunni?”.
L'italiano è lingua ufficiale del nostro Paese – aggiungono richiamando varie sentenze, per cui “è illegittimo l'uso esclusivo della lingua straniera nei corsi scolastici” e ravvisando anche un appiattimento del patrimonio trentino su quello altoatesino “imponendo per decreto di fatto il bilinguismo”.
Più in generale ritengono che l'immersione linguistica comporterà una “modificazione pesante dei Piani di Studio Provinciali sui quali abbiamo lavorato e lavorato per anni mettendo in luce tutte le nostre competenze professionali ed esperienziali”.
SCAVALCO DEI PRECARI
Osservando in generale che il nuovo sistema comporterà “perdita posti di lavoro sia di insegnanti, precarie e non, abilitate su scuola comune”, il gruppo di lavoro ritiene ingiusto “lo scavalco degli insegnanti precari inseriti in graduatoria permanente provinciale”, ricordando a proposito che “la sentenza della Corte di Giustizia Europea ingiunge all’Italia di stabilizzare tutti i docenti abilitati, già inseriti nella graduatorie provinciali e di istituto prima di indire altri concorsi per nuove docenze”.
PENALIZZATI I SOGGETTI DEBOLI
Nella nuova impostazione prefigurata dal protocollo “manca una lettura autentica dei bisogni educativi dell'intera popolazione scolastica: dalle eccellenze ai Bisogni Educativi Speciali, dai soggetti deboli agli immigrati” e si teme l'esclusione dall'interezza del percorso scolastico di una buona fetta della popolazione scolastica stessa: alunni bes, certificati 104, Dsa nel protocollo non vengono tenuti in considerazione, se non con la frase: “ogni istituto dovrà vedere quali sistemi adottare per loro".
CLIL, COMPETENZE IMPRECISATE
C'è perplessità inoltre per il fatto che “non vengono precisate le competenze degli insegnanti CLIL” (quelli dedicati all'”immersione linguistica”), che si prevedono ampie e “da sviluppare in tempi record”.
ANTICIPO IMPOSTO
Il gruppo di lavoro commenta anche l'introduzione della lingua straniera alle materne: “Ci chiediamo come mai ci venga imposto un anticipo così radicale dell'imposizione del trilinguismo, in un'età, quella evolutiva, in cui non è ancora presente la facoltà di trasposizione cognitiva che comincia invece a svilupparsi in età postadolescenziale”.
Il documento, che mette più volte in evidenza “il rischio di banalizzazione e semplificazione dei contenuti disciplinari, giacché lo sforzo di comprendere la lingua si sovrapporrà a quello di acquisire i contenuti”, si conclude con un invito all'assessore: “perchè non ascoltarci?”.
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