Le città visibili di Martini

Tra i relatori, il vescovo Luigi Bressan con un lavoro sulla città portuale di Hangzhou

Dopo un periodo di ridimensionamento, lo studio della geografia nelle scuole e nelle università sta tornando in auge. Anche perché la disciplina che cerca di rappresentare la terra a livello cartografico non può farlo se non raccontando nello stesso tempo la storia degli abitanti, le tradizioni etnografiche, le attività economiche. La geografia dunque diventa la scienza della terra e dell’uomo. Ripercorrere la svolta che ebbe questa disciplina nel corso dell’età moderna è l’intento del convegno intitolato “La storia della cartografia e Martino Martini”, organizzato nel 400° anniversario della nascita di Martini, dal Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università di Trento, il Centro Italiano per gli Studi Storico-Geografici e il Centro Studi “Martino Martini” per le relazioni culturali Europa-Cina, in programma venerdì 28 e sabato 29 novembre a Trento.

Figura di spicco del ‘600 europeo, mediatore tra la civiltà cinese e l’Occidente, il trentino Martino Martini, missionario gesuita in Cina, è stato autore di molte opere di interesse storico, etnografico e cartografico culminate nel poderoso Novus Atlas Sinensis (pubblicato ad Amsterdam presso Joan Blaeu nel 1655).

Il convegno intende riflettere sul ruolo che il viaggiatore, studioso e missionario trentino ebbe in relazione alla conoscenza dell’Oriente, ponendo in rilievo il suo significativo apporto nell’evoluzione della rappresentazione cartografica.

In occasione del convegno sarà pubblicata la seconda edizione in inglese di un libro dell’arcivescovo Luigi Bressan, che interverrà in qualità di relatore. Il volume, già edito in cinese, intitolato “Hangzhou revealed to the west”, è incentrato sulla città portuale di Hangzhou, oggi capoluogo della provincia del Zhejiang, per secoli fiorente centro culturale e commerciale, una città presente in numerose descrizioni di viaggiatori occidentali affascinati dalla struttura urbanistica (con ponti, chiuse, canali), dalla magnificenza degli edifici e dall’operosità degli abitanti.

Bressan racconta la storia degli incontri con questa città, da Marco Polo a Martino Martini: ricordiamo che il missionario gesuita trentino morì nel 1661 proprio ad Hangzhou, dove è ancora visibile la sua tomba.

Nel corso di circa quattro secoli – dal XIII al XVII secolo – molti visitatori, appartenenti a culture diverse, cristiani, musulmani, mercanti, diplomatici, missionari, scienziati giunti in Cina hanno narrato, in maniera più o meno attendibile, la bellezza e la ricchezza della città.

L’autore riporta la viva voce di questi viaggiatori incorniciandola in una precisa e rigorosa, benché sintetica, ricostruzione storica. Oltre ai personaggi più noti, Bressan ci fa conoscere il frate francescano Odorico da Pordenone, l’esploratore islamico Ibn Battuta e i gesuiti contemporanei di Martini, come il portoghese Manoel Diaz.

Nel corso del tempo, fin dal primo contatto occidentale documentabile con la Cina (risalente al VII secolo con l’arrivo di cristiani nestoriani alla capitale Chang’an), l’impero di mezzo e le sue città sono stati denominati in maniera diversa dai viaggiatori europei, ma l’attenzione verso questo lontano e sterminato territorio non è venuta meno.

Ancora oggi siamo per certi versi nella situazione di 400 anni fa: conosciamo solo parzialmente la Cina, che rimane ai nostri occhi misteriosa e affascinante.

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