Paolo VI e il Trentino

Seminarista soggiornava a Levico dove gli era riservata una stanza da letto. Da prete aveva costanti rapporti con Degasperi e con gli studenti alla Mendola. Sua la Bolla istitutiva della diocesi di Bolzano-Bressanone separata da Trento

In occasione della beatificazione di Giovanni Battista Montini, domenica 19 ottobre, in piazza San Pietro, da parte di Francesco di fronte a 100 mila fedeli, al termine del Sinodo straordinario sulla famiglia, molti commentatori e uomini di Chiesa hanno parlato di lui, vescovo di Roma dal 1963 al 1978, come di un Papa da riscoprire. Nato a Concesio, comune del bresciano è deceduto nella solitudine di Castel Gandolfo alle 21.40 del 6 agosto 1978 alle soglie degli 82 anni. Per prima, proprio nel giorno della beatificazione, la diocesi di Brescia ha avviato l'”Anno montiniano” che si concluderà l'8 dicembre 2015 , che coincide con il 50° di chiusura del Concilio Vaticano II. Nel corso di quest'arco di tempo “particolare”, non mancheranno occasioni – ha scritto il vescovo di Brescia mons. Luciano Monari – “per comprendere meglio la spiritualità, l'azione, la testimonianza di Paolo VI”. L'evento della beatificazione ha fornito a tutti e non solo ai bresciani o ai lombardi, l'opportunità di una rivisitazione e di una riscoperta di un Papa e di un pontificato spesso frainteso o sottovalutato ed anche contestato in primis per l'enciclica “Humanae vitae”. Partendo dal commento del brano evangelico: “Rendete a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio” Papa Francesco, nell'omelia della messa, ha suggerito alcune fondamentali chiavi di lettura per questa riscoperta, collegando la conclusione del Sinodo sulle sfide pastorali delle famiglie di oggi, all'evento della beatificazione e alla Giornata missionaria mondiale. Fu proprio lui ad istituire il Sinodo – ha affermato – affinché, scrutando i segni dei tempi, potesse “adattare le vie e i metodi… alle accresciute necessità dei nostri giorni e alle mutate necessità dei nostri giorni e alle mutate condizioni della società”. In occasione della festa di san Carlo Borromeo, vescovo e patrono di Milano (1538-1584) è stata esposta in Duomo nella metropoli milanese la reliquia di Paolo VI (arcivescovo della città dal 1954 al 1963), una maglietta indossata in occasione del fallito attentato di Manila che sarà portata in pellegrinaggio nelle sette Zone pastorali della diocesi.

Fra i gruppi, il primo a mobilitarsi per l'approfondimento della personalità di Papa Montini è stato il Movimento dei Focolari in collaborazione con l'Istituto Paolo VI di Concesio, con una due giorni, il 7 e 8 novembre a Castel Gandolfo sul tema “Paolo VI e Chiara Lubich”, ovvero “La profezia di una Chiesa che si fa dialogo”. I rapporti tra Giovanni Battista Montini e la fondatrice dei focolarini, la maestra trentina Chiara Lubich, risalgono alla seconda metà del secolo scorso, al 1952 quando il futuro Papa era sostituto alla Segreteria di Stato e il nuovo movimento risultava “sotto esame” a Roma sino alla fine del pontificato di Paolo VI. Quella fra il Papa e la Lubich è risultata una relazione personale, soprattutto epistolare, con ben otto lettere papali autografe, testimoniata da un'ampia documentazione raccolta dal Centro di Rocca di Papa. In occasione della presentazione del Terzo Congresso mondiale dei movimenti ecclesiali e delle nuove comunità, organizzato a Roma dal Pontificio Consiglio dei Laici dal 20 al 22 di novembre, la responsabile dei Focolarini Maria Voce ha sottolineato come un “motivo di sprone” per l'iniziativa è legato alla persona di Paolo Vi, venuta alla ribalta in occasione della sua beatificazione, con il “suo lucido e spesso profetico magistero, come Papa del dialogo e come Papa dei laici”.

Giovanni Battista Montini ha incominciato a frequentare il Trentino con la famiglia ben prima di conoscere Chiara Lubich. I genitori preoccupati per lo stato di salute piuttosto gracile del figlio, giovane seminarista, erano soliti villeggiare nella borgata termale di Levico. Giovanni Battista Montini era ospitato in canonica, dove gli veniva riservata una stanza, oggi indicata come la “camera del Papa”. Siamo negli anni dell'immediato dopoguerra di cui ricorre il centenario dalla dichiarazione che dischiudono con la sua iscrizione all'università e l'adesione alla Fuci, a stretti rapporti con Alcide Degasperi, eletto in Parlamento a Trento dopo l'annessione, dopo esserlo stato in quello di Vienna, membro del Partito popolare italiano di Luigi Sturzo.

(a cura di)

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