Il disegno originale della cuspide, a righe oblique, è stato ricreato grazie alla bravura delle maestranze e alla cura artigianale del restauro
Occorre alzare lo sguardo fino ai 52 metri della cuspide per apprezzare il risultato dei lavori di rifacimento della copertura del campanile della chiesa di Santa Maria Maggiore (la torre più alta di Trento), da poco conclusi. Il disegno originale a righe oblique, dato dall’alternarsi di due tegole di colore verde e di una tegola di colore bruno, non più leggibile prima dei lavori, è stato ricreato grazie alla bravura delle maestranze delle imprese Tecnobase di Trento e Amplatz di Aldino, sotto la guida dell’architetto Antonio Marchesi, e alla cura artigianale della ditta Saltuari di Trodena, che ha ridato brillantezza e solidità alle vecchie tegole recuperate dalla Pieve di Fiera di Primiero e riutilizzate per la chiesa di Santa Maria Maggiore.
“I lavori sono partiti nel mese di maggio 2014 e si sono conclusi nell’arco di quattro mesi”, spiega l’architetto Marchesi. “Ma già alla fine del 2010 avevamo messo in sicurezza con una rete la sommità del campanile, dopo che un sopralluogo ci aveva fatto scoprire la causa di alcune infiltrazioni d’acqua nell’abside della chiesa: due tegole si erano rotte ed erano precipitate dalla cuspide sul tetto della chiesa, bucandolo”. Con una parte dei costi del restauro coperti dalla Provincia autonoma di Trento (il resto ce l’ha messo la Parrocchia di Santa Maria Maggiore) i lavori sono partiti, superando le inevitabili difficoltà tecniche che operare a quell’altezza comporta.
Le vecchie tegole a coda di castoro sono state smontate, pulite e rinforzate applicando, sul retro, una retina e un apposito cemento. Così, anche se malauguratamente una tegola dovesse spezzarsi, la parte rotta resterà assicurata alla rete sottostante.
Per reperire le tegole mancanti, circa un terzo della copertura, si è preferito non rivolgersi al mercato acquistando un prodotto nuovo, di produzione industriale: si è scelto invece di riutilizzare le tegole recuperate a suo tempo dalla Pieve di Fiera di Primiero, il cui tetto è stato rifatto collocando una copertura in scandole di legno.
“Abbiamo deciso di operare in questa direzione nella certezza di poter ottenere, alla fine, un risultato cromatico di qualità”, spiega l'architetto Marchesi. Merito, riconosce, sia di chi ha curato il restauro delle singole tegole, smaltate una per una nella parte non sormontata dalla tegola sovrastante e perciò esposta agli agenti atmosferici, sia di chi, operando in cima al campanile, ha saputo mescolare con maestria le tegole di epoche diverse e quelle restaurate componendole in modo omogeneo. Come può apprezzare chi oggi osserva la cuspide del campanile, riportata allo splendore della fine del 1700. Anzi, ad essere precisi, del 1742: fu in quell'anno, infatti, che la cuspide a piramide che costituiva il coronamento della torre campanaria romanica fu sostituita dall'attuale cuspide. Lo attesta una delle tegole originali, che oltre alla data “1742” riporta, in rilievo, l'abbreviazione: “S MR M” (Santa Maria Maggiore).
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