A Maso Spilzi fino al 7 settembre la mostra “A colpi di matita. La Grande Guerra nella caricatura”
La Prima guerra mondiale si combatté anche a colpi di matita. Con risultati ovviamente non cruenti come sui campi di battaglia. Ma la satira politica, le caricature pubblicate dalle riviste di mezza Europa, dall’Italia alla Francia, dalla Gran Bretagna alla Germania, colpirono duro. Menarono fendenti contro la guerra, ridicolizzando e mettendo in cattiva luce non solo il nemico ma pure i governanti del Paese di appartenenza in un crescendo di immagini grottesche e ciniche, di grande effetto visivo e simbolico.
Per quanto in misura minore, cercarono anche di “giustificare”, almeno alcune, la strage, gettando nel campo avverso le responsabilità dello scontro. Non è che contribuirono più di tanto alla caduta di qualche testa coronata, per questo ci avrebbero pensato le armi e gli uomini impiegati sui teatri del conflitto, ma certo misero alla berlina i potenti, tanto da essere spesso censurate preventivamente.
Delle tante mostre che in queste settimane sono state aperte in provincia con l’occasione del Centenario della Grande Guerra, forse fin troppe, una affronta ampiamente il tema offrendo uno spaccato senz’altro originale. A Folgaria, a maso Spilzi, fino al 7 settembre è in corso “A colpi di matita. La Grande Guerra nella caricatura” promossa dall’amministrazione comunale del posto e organizzata dalla Fondazione Museo storico del Trentino (curatori Rodolfo Taiani e Danilo Curti-Feininger).
Il corpus delle riproduzioni presenti a maso Spilzi proviene da un collezionista trentino, che preferisce rimanere anonimo, che ha raccolto nel corso del tempo intere collezioni di una quindicina di riviste dell’epoca. Su circa 2.000 immagini i curatori ne hanno selezionate 306 di 69 artisti europei che coprono l’intero arco del conflitto, dal 1914 al 1918. Artisti perché tante delle tavole presenti hanno indubbiamente, nel tratto grafico come nei soggetti scelti, qualità e valore che vanno ben oltre la mera satira politica.
“Dalla seconda metà dell’Ottocento le riviste illustrate diventarono altrettante palestre nelle quali artisti, disegnatori e grafici si allenarono all’uso di nuovo modalità comunicative”, hanno sottolineato i curatori. “Queste riviste – veri e propri organi informativi, ricordiamo che i disegnatori partecipavano alle riunioni di redazione – costituirono un’esperienza di grande rilevanza diffusa in tutta Europa. Prima ancora del massiccio ricorso alla fotografia era la forma grafica a proporre rappresentazioni, raffigurazioni e interpretazioni di eventi di cronaca che spaziavano dalla cultura al costume, dalla politica al tempo libero”.
I tedeschi George Grosz e Julius Diez, gli italiani Eugenio Golia e Antonio Augusto Rubino, il francese Hermann Paul e il praghese Walter Trier alcuni dei bei nomi presenti in mostra. “L’Asino”, “Le mot”, “Jugend”, “Simplicissimus”, “Le Rire”, tra le testate satiriche proposte. Tanti i personaggi e i temi rappresentati: la morte e la falce, la fame, l’Inferno, i soldi che fanno muovere tutto, gli approfittatori e le canaglie industriali, i cumuli di cadaveri, Guglielmone, Bismarck, lo zio Sam, lo zar, i principi e i regnanti, lo Stivale preso a calci assieme al piccolo re, a Cadorna e a d’Annunzio.
“La caricatura è un’arma sofisticata, un arte sottile”, – hanno commentato Taiani e Curti. “Le 306 immagini in mostra sono graffianti, grondano sangue, sono pagine di riso amaro”.
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