Pastori che lasciano incisioni sulle rocce al pari dei moderni graffitari urbani. Un modo “trasgressivo” di trascorrere il tempo libero mentre pecore e capre sono al pascolo, usando le pareti delle montagne come lavagne su cui lasciare traccia del proprio passaggio. Sarà dedicata a “Le scritte dei pastori”, la terza edizione della Summer School organizzata dal Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina di S. Michele all’Adige che si svolgerà dal primo al 6 settembre 2014. L’iniziativa è stata presentata dal direttore Giovanni Kezich e dai suoi collaboratori, Marta Bazzanella e Luca Pisoni, mercoledì 28 maggio a Palazzi Festi. L’obiettivo è quello di far conoscere a specialisti e appassionati i siti graffitari delle valli di Fiemme e Fassa sulle rocce del monte Cornón, mettendoli a confronto con quelli presenti sugli Appennini, sul Monte Bego e in Valcamonica ed evidenziando le affinità esistenti tra le scritte “moderne” dei pastori e quelle del graffitismo rupestre di epoca preistorica.
"Nel 2006 abbiamo iniziato la ricerca sulle scritte dei pastori per dare un'interpretazione del fenomeno e sulle falesie del Cornón abbiamo trovato più di 30.000 pittografie che documentano 300 anni di manifestazioni di graffitismo spontaneo – ha spiegato Kezich -. Le prime tracce risalgono alla metà del 1600, poi si intensificano nei due secoli successivi arrivando fino agli ˈ40 del 1900, segno di un'espressione personale che si fa scrittura dando senso alla solitudine e ai momenti di ozio trascorsi al pascolo". Istoriare le rocce però non era un semplice passatempo, basti considerare la cura e la dedizione artistica che caratterizza le scritte, inserite in uno spazio incorniciato, spesso molto in alto rispetto al sedime, raggiunto con l'aiuto di pali che fungevano da improvvisate scale o grazie agli accumuli di nevi primaverili.
"Siamo andati a intervistare gli autori ancora in vita e abbiamo raccolto informazioni preziose sulla popolazione – ha aggiunto Marta Bazzanella, conservatore del Museo specializzata in etnoarcheologia – poi abbiamo individuato i ripari dove i pastori trovavano rifugio sul Cornón, una zona impervia, e ne abbiamo indagati due con metodologia archeologica scoprendo che in valle la frequentazione di pascoli ad alta quota avviene già a partire dal Neolitico, l'età del rame. Alcuni cervi raffigurati potrebbero essere stati dipinti proprio in quell'epoca, ma è un'ipotesi da confermare".
Sulle rocce si trovano iniziali di nomi, date, autoritratti, conteggi di bestiame, croci, animali e l’uso dell’ocra ne ha consentito la conservazione oltre a sottolineare il gesto della scrittura che assume una simbologia precisa. “La scritta ha valore di memoria, era come se il pastore volesse lasciare un ricordo. Poi era segno della capacità di saper organizzare bene il tempo e la prova che si era recato in un certo luogo e aveva svolto il suo lavoro”, ha proseguito Luca Pisoni, collaboratore del Museo che ha seguito sul campo lo svolgersi della ricerca.
Le scritte rappresentano un patrimonio unico nel suo genere e nelle intenzioni di Kezich diventeranno una delle ricchezze del patrimonio culturale del Trentino. Si tratta infatti di siti di notevole impatto estetico ed evocativo già oggetto di confronto con altri famosi siti graffitati che raccontano la vita dell'uomo nella preistoria come il Monte Bego, la Majella e la Valcamonica. Al tempo stesso Bazzanella ha sottolineato la necessità di tutelare il sito evitando che la frequentazione a scopo turistico causi il deterioramento dei graffiti. Alla Summer School saranno presenti autorevoli docenti a partire da Ausilio Priuli, Giampaolo Dalmeri e Craig Alexander dell'Università di Cambridge. La prima parte avrà carattere teorico e si svolgerà a S. Michele, poi sono previste due escursioni guidate ai siti delle scritte.
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