“Gente felice”, il volontario dell’Ana Rocco: “Si fa volontariato senza aspettarsi nulla in cambio”

Rocco Coletta, militare in pensione, è il direttore della sezione di Trento dell’Associazione nazionale alpini (Ana). Il volontariato è un passione che conosce fin da ragazzo, quando aiutava con le attività della sua parrocchia, e che ha coltivato poi come capo scout mentre lavorava. L’ufficio stampa del Comune di Trento ha raccolto la sua storia per “Gente felice”, la campagna lanciata in occasione di Trento capitale europea e italiana del volontariato 2024.

Da quanti anni esiste la sua associazione? Com’è strutturata?

La nostra sezione esiste dal 1920. Per celebrare questi 104 anni di attività stiamo organizzando delle iniziative. Sul territorio comunale siamo organizzati in 19 gruppi e i tesserati nel 2023 sono stati più di 1800 (1857), di cui quasi 1500 (1475) sono alpini e i restanti (382) sono “aggregati”, cioè civili simpatizzanti della nostra associazione. Anche questi ultimi partecipano alle nostre iniziative. L’unica differenza con gli associati è il poter indossare il cappello da alpino, anche se essere alpini ha un significato più profondo dell’avere o meno il cappello. Tutti insieme ci siamo dedicati al volontariato per più di 18 mila ore e abbiamo raccolto 24 mila euro da dare in beneficenza.

Inoltre, come sezione di Trento, ci occupiamo di raccogliere i dati delle altre sezioni della Provincia, quindi il numero di soci, le ore dedicate al volontariato e l’ammontare di denaro devoluto in beneficenza, e tutto ciò viene poi riportato nel nostro “Libro verde” annuale. A tal proposito, in Trentino siamo oltre 22 mila tesserati, tra alpini (16mila) e aggregati, ci siamo dedicati per oltre 120 mila (123.662) ore ad attività di volontariato e abbiamo raccolto più di 24 mila euro di donazioni. Ci sono poi anche i nostri nuclei di volontariato alpino (Nu.Vol.A.), attiva soprattutto nel campo della Protezione civile, che sono stati attivi per circa 13 mila ore (13.360).

Come ha iniziato a fare volontariato nell’associazione? Di cosa si occupa?

Mi sono avvicinato all’associazione in occasione dell’adunata a Trento per dare un aiuto e poi, una volta andato in pensione, mi ci sono dedicato in modo più attivo. Adesso do una mano dove serve nelle varie iniziative, tuttavia mi occupo soprattutto del funzionamento amministrativo in sinergia con il presidente e i tre vice-presidenti.

Di cosa si occupa l’associazione?

L’Ana realizza diverse attività, dall’organizzare collette alimentari al mettere a posto parchi e sentieri passando per il volontariato durante le feste degli alpini. Siamo anche impegnati nel raccogliere fondi per le situazioni di emergenza, come abbiamo fatto dopo la recente alluvione in Emilia-Romagna riuscendo a donare circa 30 mila euro. Oppure, dopo la tempesta Vaia nel 2018, abbiamo organizzato una vendita benefica di panettoni con cui abbiamo raccolto 27 mila euro per costruire il Bosco della memoria a Tenna, un modo concreto per ripristinare parte delle zone verdi distrutte.

Ci può raccontare un fatto per lei significativo legato alla sua attività di volontariato?

Un periodo particolarmente intenso, ma non solo per me, è stato quello del Covid. Da marzo a maggio noi alpini ci siamo messi in campo portando i pacchi alimentari alle persone in difficoltà indicateci dal Comune di Trento. Mi ricordo che io e altri facevamo 8 mila chilometri in città. In giro c’eravamo solo noi e la polizia. Il fatto di poter uscire di casa per dare il proprio contributo ci ha fatto sentire utili e permesso di attraversare quel periodo difficile. In questo senso aiutare gli altri è stato terapeutico. C’è anche da dire che abbiamo rischiato molto dato che uscivamo con mascherine prodotte da noi sulla base della nostra esperienza militare perché non si trovavano facilmente. Tuttavia era importante che lo facessimo perché c’erano tantissime persone in città che aspettavano il nostro pacco alimentare.

Cosa le dà il fatto di impiegare il suo tempo per un’attività del tutto gratuita?

Baci e abbracci. Si fa volontariato senza aspettarsi nulla in cambio, però è altrettanto vero che farlo ti dà un grande piacere personale e le persone apprezzano il tuo impegno. E ho visto questo soprattutto quand’ero capo scout, perché spesso i bambini venivano da me per dirmi: “Grazie Rocco”. Anche questo scambio tra diverse generazioni nel volontariato è molto bello secondo me. Dentro l’Ana ci sono diverse persone più anziane di me che si danno ancora un gran da fare e la loro dedizione è davvero ammirevole per me e per gli altri più giovani dell’associazione.

Ha qualche richiesta, qualche suggerimento per aiutare i volontari del suo settore? C’è qualche necessità che ci vuole segnalare?

Come per tutte le associazioni d’Arma, anche la nostra ha il problema del ricambio generazionale dovuta al fatto che è stata eliminata la leva militare obbligatoria. Per dire un dato, solo lo 0,94 per cento della nostra associazione è under 40. Tuttavia, come detto, anche chi non ha fatto la leva militare può far parte della nostra associazione come aggregato e dare il suo contributo nelle nostre attività di volontariato.

Fare volontariato mi rende felice perché…

Mi ricarica. Magari inizi la giornata che ti senti un po’ giù, però poi ritorni carico perché incontri diverse persone e fai del bene.

Mi può dare dei contatti per la sua associazione per chi fosse interessato a farne parte?

Tutte le informazioni sull’associazione e le nostre attività sono nel nostro sito www.ana.tn.it/ita. Poi chi vuole può rimanere aggiornato leggendo sempre sul sito il nostro trimestrale Doss Trento.

vitaTrentina

Lascia una recensione

avatar
  Subscribe  
Notificami
vitaTrentina

I nostri eventi

vitaTrentina