Intervista a Giacomo Leopardi

Piccolo, gracile e triste, era anche molto esigente, talvolta sarcastico. Ma possedeva una rara nobiltà d'animo

Un viaggio nel passato, per trascorrere del tempo in compagnia di un grande scrittore e filosofo, è quanto molti di noi hanno sognato ai tempi della scuola e qualcuno forse sogna ancora. Quest'opportunità ci è stata offerta di recente in un incontro svoltosi alla “Dante Alighieri” di Trento, dove la scrittrice e critica letteraria Nadia Scappini ha intervistato… nientemeno che Giacomo Leopardi (Recanati, 1798 – Napoli 1837), interpretato con intensità da Alfonso Masi, che ha svolto un'ampia serie di letture, dalle poesie alle pagine diaristico-riflessive dello Zibaldone.

“Che fai tu, luna, in ciel? Dimmi, che fai / silenziosa luna? / Sorgi la sera e vai / contemplando i deserti; indi ti posi”. Questi versi aprono il Canto notturno di un pastore errante dell’Asia, dove un pastorello chiede alla luna i perché della vita rimanendone senza risposta ed esprimono la concezione filosofica pessimista del poeta. In altri versi Leopardi però descrive anche i giovani che s'apprestano alla festa (Il sabato del villaggio), il borgo che ritorna alla vita (La quiete dopo la tempesta), momenti semplici dell'esistenza quotidiana (Silvia è immortalata mentre canta ed è “all'opre femminili intenta”) fino al delicato senso di serenità della conclusione dell'Infinito: “E il naufragar m'è dolce in questo mare”. Leopardi fu un poeta dalle molteplici sfaccettature ed emozioni, sempre attento ai differenti sviluppi della vita.

Un suo aspetto invece meno conosciuto riguarda il carattere esigente fino all'incontentabilità, che si manifestò soprattutto quando, dal 1822 in poi, potè viaggiare, visitando varie città italiane: Roma, Milano, Bologna, Firenze, Pisa, Napoli. Se la sua insofferenza per Recanati, il “natio borgo selvaggio”, è nota, stupiscono un po' alcune sue definizioni sarcastiche delle altre città: di Roma scrisse che era una città “oziosa, dissipata, senza metodo”; di Firenze, “sporchissima e fetidissima città”; si trovò male anche in tutte le altre – inclusa Bologna, nonostante un primo approccio favorevole. Unica eccezione fu Pisa “una beatitudine”, il cui Lungarno è “uno spettacolo così ampio, così magnifico, così gaio, così ridente, che innamora”.

Fisicamente, Leopardi era molto diverso dalle sue poesie: come è risaputo egli era piccolo e gracile, e visse una vita triste. Ma possedeva una rara nobiltà d'animo; il poeta e drammaturgo tedesco August Von Platen, che lo conobbe a Napoli nel 1834, scrisse di lui: “Conoscendolo più da vicino, la finezza della sua educazione classica e la cordialità del suo fare dispongono l'animo in suo favore”. Leopardi stesso aveva annotato nello Zibaldone: “Quasi tutti gli uomini di valore hanno maniere semplici”.

Un personaggio dunque affascinante e ricco di sorprese, emerse nella ben costruita intervista della Scappini e rese nell'appassionata lettura drammatica di Masi, in un pomeriggio che ha regalato al pubblico accorso all'evento un prezioso ritratto del nostro maggiore poeta degli ultimi due secoli.

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