Sembra che sia stata Virginia Woolf ad affermare che “dietro ogni grande uomo c’è sempre una grande donna”. Questo vale sicuramente per Franziska Jägerstätter, donna grande e coraggiosa, che ha saputo essere vicina al marito nella drammatica mortale scelta di non combattere nell’esercito nazista.
«È stata una bella storia d’amore, ma senza il lieto fine». Così Franziska sintetizzava il suo matrimonio con Franz in un’intervista rilasciata nel 1994 ad una radio italiana. Lei e Franz si erano sposati nel 1936 quando avevano rispettivamente 23 e 29 anni. Lei era una bella ragazza, solare e allegra, ma determinata e concreta. Veniva da un paese vicino e si era trasferita a St. Radegund nella fattoria che il marito gestiva, pur senza essere agiato. Vivevano nell’Alta Austria, vicino al confine con la Germania.
Erano legati da un amore tenero e delicato, che emerge nella loro corrispondenza, soprattutto quella del 1940-41, quando lui aveva dovuto fare l’addestramento militare. È un legame forte, libero, sereno, quello che unisce Franziska e Franz. Dal matrimonio nascono tre bambine: Rosalia (nel 1937), Maria (nel 1938) e Aloisia (nel 1940).
L’epilogo della vicenda avviene nel 1943. Franz viene richiamato nell’esercito ma lui, dopo averci pensato tanto, rifiuta la divisa. Viene processato a Berlino, davanti al Tribunale supremo del Reich, e condannato a morte.
Franziska rimane sola a crescere le figlie. E sola è anche perché dopo la guerra i suoi concittadini la avversano, accusandola di aver istigato il marito o comunque di non aver fatto abbastanza per fargli cambiare idea! Per 20 lunghi anni vivrà nell’oblio, perseguitata dal dubbio che (come molti pensano e come la stessa chiesa sembra dare ad intendere) Franz si sia immolato inutilmente. Devono cambiare i tempi, deve arrivare il Concilio Vaticano II, l’Austria deve percorrere la lunga strada dell’elaborazione della propria storia degli anni ’30 e ’40 perché il gesto di Franz sia compreso in tutta la sua rilevanza. Fino all’apoteosi: il martire-obiettore di coscienza viene dichiarato beato nel 2007.
Franziska è forse una delle pochissime donne, nella storia della Chiesa, ad avere avuto il privilegio di vedere, mentre è ancora in vita, la beatificazione del proprio consorte. Questo non solo l’ha ripagata per le troppe sofferenze e le enormi incomprensioni cui è andata incontro, ma ha restituito un uomo grande, coraggioso, giusto alla società e alla Chiesa.
Il libro “Una storia d’amore, di fede e di coraggio. Franziska e Franz Jägerstätter di fronte al nazismo” ricostruisce l’intera vicenda con gli occhi della donna — deceduta pochi mesi fa all’età di cento anni — riportando (per la prima volta in Italia) lo scambio di corrispondenza tra i due coniugi nel periodo dell’addestramento militare e della carcerazione. Si ricostruisce così il lento e contraddittorio maturare della scelta, il sostegno di Franziska, le sue paure e le sue incertezze. Un ricco apparato iconografico, un approfondito saggio introduttivo, alcune appendici documentarie consentono un efficace inquadramento della vicenda nel contesto storico.
Il volume sarà presentato — in prima nazionale — a Trento mercoledì 4 dicembre alle 20.30 presso la Sala conferenze “Aula grande” di Fbk in via S. Croce, 77. Introdurrà il prof. Paolo Pombeni, direttore dell’Istituto storico italo-germanico, seguiranno gli interventi dei curatori Girardi e Togni. Ingresso libero. Sarà possibile acquistare il volume a prezzo scontato.
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