Non smette di stupire l’Aquila Basket Trento, che mentre questo giornale va in stampa si sta giocando al Forum di Assago gara 5 della seconda finale scudetto della sua storia. Perché per il club di Luigi Longhi la regola è fare sempre meglio della stagione precedente, ed anche quando, come quest’anno, l’obiettivo poteva sembrare impossibile, i ragazzi di coach Buscaglia lo hanno centrato, vada come vada questa serie di finale.
In pochi tra gli addetti ai lavori ci avrebbero creduto anche se, si dice, la storia tende a ripetersi. Ma quando l’Aquila Basket al giro di boa della regular season sembrava quasi più vicina alla bassa classifica che alla zona playoff, persino per i tifosi più ottimisti l’idea di tornare lassù a giocarsi il titolo era un lontano miraggio. Invece un girone di ritorno pazzesco ha consegnato agli aquilotti l’accesso ai quarti di finale da quinti della classe ed il solito grande carattere che il coach riesce a trasmettere ai suoi ha prima permesso di liquidare la temibile Avellino, poi, in semifinale, di prendersi una dolcissima rivincita contro Venezia, campione d’Italia in carica.
L’ultimo capitolo, ancora da finire di scrivere, è la sfida in corso contro la corazzata Milano, favoritissima della vigilia e capace di vincere in casa le prime due gare dando prova della sua forza e della sua panchina lunga, da squadra attrezzata addirittura per provare a fare bene anche in Europa. Ma se le giocate dei campioni griffati Armani portano presto la serie sul 2 a 0 l’Aquila Basket non è ancora sconfitta. Si torna alla BLM Group Arena e nonostante l’assenza di Flaccadori infortunato la squadra mette in campo tutta l’energia possibile oltre che una tenuta mentale incredibile – un giorno Buscaglia ci svelerà il suo segreto -. La spinta del tifo trentino fornisce l’arma in più e nel giro di un week-end si torna in parità: 2 a 2 e tutto è ancora in gioco.
Un anno fa di questi tempi parlavamo di impresa straordinaria, di un sogno insperato che si realizzava. La finale di quest’anno rappresenta molto di più. Rappresenta soprattutto l’importante conferma dell’ottimo lavoro svolto da squadra, staff tecnico e dirigenza, e della valida programmazione concretizzata nelle ultime stagioni; perché se arrivare fino in fondo una volta può essere per un insieme di coincidenze favorevoli, tornarci per due anni di seguito è la prova che in casa Aquila nulla è lasciato al caso.
La crescita esponenziale sotto tutti gli aspetti della società con sede in Piazzetta Lunelli, che in pochi anni è riuscita a diventare un punto di riferimento ed un esempio da seguire per tutto il mondo della pallacanestro italiana, è sotto gli occhi di tutti. La ricetta appare semplice e complessa allo stesso modo: grande serietà ed ottima capacità di ragionare a lungo termine dei vertici, un gruppo di giocatori di forte identità e carattere, il gran lavoro dello staff ed un coach speciale che da “sindaco” onorario di Trento potrebbe passare presto a “presidente della Provincia”, viste le elezioni alle porte.
Battute a parte, il forte legame con il territorio che la società ha saputo instaurare è sicuramente un ingrediente fondamentale dei risultati fin qui ottenuti. Le molteplici iniziative rivolte al sociale assieme a tante associazioni del no profit trentino, il successo nel fare comunità attraverso il rapporto con il Trust, l’azionariato popolare dei tifosi che direttamente entrano nella governance del club, il coinvolgimento dei giovani grazie alla Dolomiti Energia Basketball Academy, sono tutte componenti che hanno avuto un ruolo non secondario nell’azione e nello sviluppo della realtà Aquila Basket. Una realtà che si dimostra all’avanguardia su tutti i fronti, dove tutti remano dalla parte giusta. Ecco perché per i tifosi è lecito continuare a sognare.
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