Ad ottobre, a Trento, riprenderanno gli allenamenti della squadra di calcio a 5 composta da ragazzi con sindrome di Down. Tra i fautori del progetto “Diamogli un calcio…”, promosso cinque anni fa dall'Associazione Italiana Persone Down, anche l'ex stopper gialloblu, Ivano Osele
Da difensore, Ivano Osele – stopper sia del Trento di Bruno Baveni, ai tempi gloriosi della Serie C1, che della Benacense Riva, brillante seconda nell'Interregionale 1982/'83 – era abituato a combattere aspramente con gli attaccanti avversari. Da allenatore, invece, oggi combatte altrettanto duramente tutti i pregiudizi e gli ostacoli che impediscono ai ragazzi con sindrome di Down di trovare nello sport un momento di svago e soddisfazione.
“Diamogli un calcio…” è infatti il nome del progetto promosso cinque anni fa dall'AIPD (Associazione Italiana Persone Down) del Trentino, al quale l'attuale tecnico degli Esordienti gialloblù collabora volontariamente fin dall'inizio.
“Tra Alense, Rovereto, Trento, Mezzocorona, Mori S. Stefano (nella Città del Gelso e nella Piana Rotaliana ha vinto il campionato Giovanissimi Élite, ndr) e poi di nuovo Trento, alleno ormai da più di vent'anni nei Settori Giovanili”, sottolinea Osele, “ma devo ammettere che seguire i ragazzi Down è più gratificante e dà un appagamento diverso. Pensavo, in tutta sincerità, che l'approccio fosse più difficile, invece è bastato porsi nello stesso modo, trattandoli normalmente, come i loro coetanei”.
Il mister roveretano, per usare le parole del referente del progetto Franco Comai, “ha saputo motivarli, capire sia i loro punti di forza che i loro limiti e impostare un graduale piano di allenamento, riuscendo così a farli crescere individualmente e come gruppo/squadra”. Tanto da essere premiato, due settimane fa, dal presidente del Comitato Provinciale della FIGC, Ettore Pellizzari.
“A me piace stare con i giovani, sebbene non manchino gli adulti. Adesso siamo una decina, tutti maschi, mentre prima c'era anche qualche ragazza”, spiega Osele. “L'idea di collaborare è nata così, in maniera spontanea. Non solo per donare, ma anche per ricevere, in un ambiente genuino nel quale non conta vincere, bensì giocare: a calcio a 5, a 6 oppure a 7, in palestra o sull'erba. Alla base devono esserci sempre il divertimento, l'impegno e il rispetto delle regole, nonché dell'avversario. Principi validi, peraltro, non solo in ambito sportivo”.
Anche in questa stagione, una volta al mese, la squadra dell'AIPD del Trentino parteciperà al torneo itinerante del circuito Special Olympics Italia, insieme a formazioni non più soltanto venete (di Treviso, Padova, Montebelluna e Verona), ma anche di Parma e Mantova.
“Gli allenamenti cominceranno ai primi di ottobre e si svolgeranno ogni lunedì, dalle 15 alle 17, in una palestra di Trento. L'importante, in 'Diamogli un calcio…', è che tutti abbiano l'opportunità di mettersi in gioco, senza che i propri limiti diventino un ulteriore ostacolo. La vittoria, come detto, non è decretata dal punteggio, ma dall'impegno e dalla gioia dei ragazzi”, ribadisce Osele, che da due anni gestisce da solo il gruppo. Con la stessa abnegazione di quando giocava.
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