Daniele Proch, le ultime due stagioni a Dro in serie D, si prepara a lasciare l'Italia. “Volo in America per giocare al pallone e prendere la laurea”
Da una parte il calcio, dall'altra i libri. Semplice farli coesistere quando calcare un prato verde non va oltre la passione, più difficile man mano che si scalano le categorie e giocare al pallone diventa sempre più il tuo “lavoro”.
Scegliere tra sport e studio è un bivio davanti al quale si è trovato anche Daniele Proch, vent'anni a novembre, le ultime due stagioni disputate in serie D tra le file del Dro, in prestito dal Südtirol. Tra meno di un mese saluterà il Trentino con un biglietto per l'America. “Andrò in North Carolina a fare il college. Grazie al calcio ho ottenuto una borsa di studio e così potrò portare avanti entrambe le mie passioni: giocare e studiare”.
Daniele, raccontaci come è nata l'idea?
Volevo altre certezze oltre al calcio. Certezze che avrei ottenuto solo portando avanti gli studi. E quando mi sono reso conto che non è facile giocare a un certo livello e farsi tre anni di università, almeno qui in Italia, ho deciso di lanciarmi in questa avventura….
Ma tra il dire e il fare, c'è di mezzo… l'oceano!
Vero. Devo ringraziare un cugino, Andrea Stoppini, che ha giocato tanto a tennis negli USA, e che mi ha fatto conoscere questa possibilità, aiutandomi a mettermi in contatto con un’agenzia che ha fatto da tramite con gli States per quanto riguarda la mia carriera calcistica, inviando anche video e statistiche. Poi mi sono arrivate cinque o sei offerte. È stato bello poter scegliere quella che mi sembrava la migliore, un po’ meno – per usare un eufemismo – sbrigare le complesse pratiche burocratiche.
Cosa ti ha convinto a partire?
Prima di tutto il fascino dell'America, poi il college: vivi da solo ma di fatto sei assieme ad altre migliaia di persone. E naturalmente anche l'organizzazione: gli studi durano quattro anni, la laurea minima, poi se dovessi andare avanti c'è il master. Rispetto alle università italiane il costo è di molto superiore quindi senza borsa di studio è una via difficilmente percorribile. E bisogna tenersela stretta, perché se a fine anno non hai crediti sufficienti c'è il rischio che ti venga tagliata. Quindi giocare a calcio, ma anche tenere la testa sui libri…
Giusto, il calcio. Ce lo stavamo dimenticando. Spiegaci meglio cosa andrai a fare…
Il prossimo anno giocherò nei Catawba Indians, la squadra del mio college, nel campionato che si disputa tra le squadre delle varie università. La mia si trova a Salisbury, vicina a Charlotte, città conosciuta per il basket che ho cominciato a seguire quest’anno e dove gioca anche il Beli (Marco Belinelli, negli Hornets, ndr). Spero di riuscire ad andarlo a vedere almeno una volta…
I college come ce li immaginiamo noi sono dei veri e propri “paesoni”, è così?
Sì. Il mio non è tra i più grandi e siamo 1.800 studenti. Mediamente ce ne sono molti di più. Per quanto riguarda lo sport, ho già avuto modo di visionare le strutture, tutte all’avanguardia: la nostra squadra ha a disposizione due campi da allenamento e uno per le partite…”.
Lasci un Paese dove il calcio è sport nazionale per uno dove è ancora un mondo tutto da scoprire.
È vero, il calcio non è molto sviluppato, in Italia invece lo giochi già dalla culla. E questa è una possibilità che voglio fruttare a mio vantaggio… In America non esistono Serie B e Lega Pro; c’è la MLS, la Major League Soccer, e ci sono i college. E poi, ogni anno, c’è il draft. Funziona come per l’NBA: vengono selezionati i migliori atleti che rientrano in una lista alla quale possono attingere le squadre della massima serie”.
Insomma, dopo Pirlo a New York e Giovinco a Toronto…
Calma, non esageriamo. Per ora voglio partire pensando solo che, dovesse andare male con lo sport, avrò sempre la possibilità di tornare a casa con una laurea.
E con la lingua come te la cavi? Un grosso ostacolo?
“Avevo studiato inglese già dalla prima media, ma ho dovuto riprendere tutto in mano anche perché per essere ammesso al college ho dovuto superare due test: il primo che è quello che viene richiesto anche agli studenti americani, il secondo invece soltanto agli stranieri per testare il livello linguistico. Ho cominciato a settembre dell'anno scorso a studiare per conto mio: ho letto libri, guardato serie tv in lingua originale e mi sono accorto dei miglioramenti. Ovviamente mai come essere immerso nell'ambiente e parlare la lingua tutti i giorni.
Cosa che proverai a breve. Nessuna preoccupazione?
Non è facile lasciare la famiglia, gli amici, i compagni di squadra. È pur sempre un sacrificio ma vado a fare quello che mi piace…
Cosa ti sentiresti di dire a un giovane come te, indeciso tra fare la valigia o lasciarla nell'armadio?
“Se uno ha la passione per il calcio e allo stesso tempo vuole portare avanti gli studi secondo me questa può essere una grande possibilità. Poi devo ancora partire e può anche rivelarsi un fiasco, ma come prospettiva è veramente bella: sfrutti qualcosa come il calcio, la tua passione a cui giochi da tutta la vita, per proseguire la tua carriera di studio, perché comunque hai fatto il liceo e non vuoi buttare via quei cinque anni. É un'ottima soluzione per conciliare sport e libri. Quindi sì, mi sentirei di consigliarla”.
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