Il modello trentino sulle pari opportunità nello sport: un seminario nazionale del CSI a Trento
Arrivo e partenza. Parafrasando il titolo di un famoso romanzo dello scrittore e filosofo ungherese Arthur Koestler, è questo il punto in cui si trova il Comitato di Trento del Centro Sportivo Italiano presieduto da Ezio Zappini (8500 tesserati, con una leggera prevalenza femminile) dopo aver intrapreso, alla fine del 2010, il cammino verso le pari opportunità nello sport. Un percorso di formazione rivolto a 25 donne, dirigenti o aspiranti tali, per dar loro la possibilità di “lanciarsi” con maggiore sicurezza nella gestione dello sport dilettantistico e per delineare i caratteri della nuova figura di Referente per le Pari Opportunità da inserire nelle varie associazioni.
Un tragitto senza soste che, nel 2012, ha portato 13 Referenti (tra i quali un solo maschio, il segretario e consigliere C.S.I. Sandro Scarpitti) a costituire il Tavolo Provinciale Permanente per le Pari Opportunità nello Sport, «interfaccia tra le associazioni sportive attive sul territorio e tutti i potenziali interlocutori: politici, sportivi, organizzativi ed amministrativi».
Da qui, dopo aver analizzato il complesso universo sportivo locale anche attraverso un “tour” autopromozionale nelle Comunità di Valle, i R.P.O. (saliti nel frattempo a 15, 13 donne e due uomini, tutti rigorosamente volontari) vogliono ripartire subito per allargare la rete di riferimento, «raccogliendo nuove testimonianze, modelli e progettualità».
Tre, proprio come la trilogia di romanzi di Koestler, sono gli obiettivi di questo rilancio: aprire al confronto ed alla critica costruttiva, giungere ad una rimodulazione delle ipotesi e delle conseguenti azioni concrete nonché rendere replicabile, in diversi e nuovi contesti extraprovinciali, il modello ipotizzato ed implementato in Trentino. Sono stati i temi approfonditi nel primo workshop nazionale “Sport, Educazione e Pari Opportunità: il modello trentino”, che si è svolto la settimana scorsa presso il Seminario Maggiore Arcivescovile di Trento.
«L'idea – spiega Gaia Tozzo, responsabile Area Promozione Sociale C.S.I. ed uno dei membri fondatori del Tavolo – è staccarsi dal Centro e diventare un contenitore neutro, passando sotto l'ala protettiva della Provincia, che ci è venuta incontro prima ancora che glielo chiedessimo, dopo la firma del protocollo d'intesa».
«Lavoriamo per questo, come dimostra la pubblicazione “Verso l'uguaglianza di genere in Trentino. Indicatori e analisi” – le fa eco Sara Ferrari, assessore provinciale all'Università e Ricerca, Politiche Giovanili, Pari Opportunità, Cooperazione allo Sviluppo -. La parità non è una lagnanza tutta femminile. Partendo dal nostro territorio, non possiamo non pensare a bisogni diversi anche nello sport. Cominciamo ad educare alla relazione di genere già dall'infanzia, nelle scuole. Come lo sport annulla l'handicap, così può annullare pure la disparità tra uomo e donna. Per non dover più sentire, durante una gara, frasi del tipo: “Se ti fai battere da una femmina, sei uno sfigato”. Più soggetti riusciamo a coinvolgere e più possibilità abbiamo di cambiare le cose».
Cambiando, se occorre, anche il linguaggio. «Il cambiamento culturale passa pure attraverso la comunicazione – sottolinea Scarpitti -. Apparenti forzature linguistiche, come assessora anziché assessore oppure arbitra invece di arbitro, possono fare gioco, mettendo maggiormente in risalto la figura ed il ruolo della donna. Le barriere per la piena affermazione delle pari opportunità non soltanto nel mondo dello sport si superano anche così».
Una volta superate, il Tavolo, sostenuto e promosso dal Comitato Provinciale del C.O.N.I., avrà raggiunto il suo obiettivo.
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