Aaron Craft e Silvia Fondriest a Educa hanno incontrato gli studenti delle scuole superiori di Rovereto. Due discipline e due atleti diversi, ma uniti dagli insegnamenti profondi che il mondo dello sport regala a chiunque gli si avvicini
Aaron Craft e Silvia Fondriest sono persone molto diverse: hanno caratteri forti ma differenti nel modo di esprimersi, parlano lingue che non derivano neppure dalla stessa “famiglia”, sono nati e cresciuti a migliaia di chilometri di distanza; e userebbero unità di misure diverse per misurarla, quella distanza.
Eppure vedendoli fianco a fianco a dialogare con i ragazzi in uno dei tanti incontri proposti da Educa, il festival sul mondo dell'educazione di Rovereto, sembrano essere sulla stessa lunghezza d'onda, come se si conoscessero da sempre. Merito di quei valori comuni che solo lo sport sa instillare così in profondità nelle persone, ad ogni latitudine e in ogni disciplina: così agli occhi dei circa 60 studenti degli istituti superiori roveretani il playmaker americano dell'Aquila Basket di serie A e la centrale della Trentino Rosa impegnata in A2 femminile sono sembrati due facce della stessa, luccicante medaglia.
Due persone unite da quegli insegnamenti profondi che il mondo dello sport regala a chiunque gli si avvicini: e al centro di tutto, soprattutto in due sport di squadra come pallavolo e pallacanestro, c'è il passaggio, guarda caso proprio la parola chiave scelta come tema di tutta la manifestazione. Così si è parlato di “assist” e “alzate”, gesti tecnici che per quanto spettacolari non sono mai fini a se stessi.
“Passare la palla ad un compagno – ha raccontato Aaron Craft, il regista della sua squadra – è gran parte di quello che devo fare in campo, nella metà campo offensiva: è un fondamentale che non solo mi permette di mettere i miei compagni nelle migliori condizioni per fare canestro, ma contribuisce a tenere tutti coinvolti nell'azione. Il mio compito è anche questo, mantenere alto l'entusiasmo e il livello di motivazione dei giocatori con cui condivido le responsabilità in campo”.
Ma passare la palla è anche l'immagine perfetta per sintetizzare il modo in cui Aaron, uomo di grande fede cristiana, cerca di vivere giorno dopo giorno. “Provo più gioia e più serenità pensando prima agli altri e poi a me stesso: l'egoismo non paga, nel basket come nella vita, mettere i bisogni degli altri davanti ai propri è il modo perfetto per crescere assieme”.
Un modo di fare e di pensare che può nascere anche nelle piccole cose: perché passarsi la palla coinvolge almeno due persone, ed è alla base di qualunque sport in cui il rapporto tecnico e mentale fra i compagni fa la differenza. “Nella pallavolo – ha detto Silvia, roveretana e capitano della Delta Informatica – il passaggio è imprescindibile, è la base su cui si costruisce tutto il resto del gioco: non esiste pallavolo senza il fondamentale del palleggio, e del mettersi a vicenda nel posto giusto per il bene della squadra”.
Aiutare le compagne di squadra, ha precisato Fondriest, non vuol dire però solo passare il pallone. “Io come centrale non posso contare su moltissimi palleggi da attaccare, ma ogni volta che la palla arriva all'alzatrice io salto, pronta a schiacciare in primo tempo. Se poi la palla sarà destinata a qualcun altro, io avrò comunque tolto riferimenti agli avversari: c'è molto merito anche da parte di chi in campo partecipa all'azione senza essere per forza il principale protagonista”.
Il lavoro del gruppo insomma fa la differenza: “Sono sicura che anche voi – ha proseguito Fondriest rivolgendosi agli studenti – potete trovare nelle vostre esperienze di vita quotidiana tanti piccoli esempi di come il lavoro dei singolo contribuisca al lavoro di tutti: ripensando agli anni della scuola mi vengono in mente le interrogazioni programmate, quando le classi si organizzano in modo da evitare che qualcuno si faccia trovare impreparato”.
Tantissime le domande e gli spunti di riflessione nati anche dai ragazzi, in un vero e proprio dialogo con le due “stelle” dello sport trentino: “Non fatevi mai dire cosa non potete fare”, ha proseguito Craft. “Io per inseguire i miei sogni sono uscito dalla 'bolla' in cui vivevo nel piccolo stato dell'Ohio e ho scoperto che il mondo è grande, e vale la pena di esplorarlo. Perché nei passaggi come nella vita è la conoscenza dell'altro che fa la differenza”.
Poi spazio a selfie, autografi e sorrisi: per una mattina Craft e Fondriest sono stati semplicemente Aaron e Silvia. Due persone che sanno ispirare gli altri anche fuori dal campo di gioco.
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