Sabato 19 dicembre l'Arcivescovo Bressan ha aperto la “Porta della Misericordia” e circa mille persone sono entrate in Duomo dopo un pellegrinaggio giubilare per le vie della città avviato dal Punto d’Incontro di via Travai, altro storico luogo di vicinanza al disagio estremo, come ha ricordato il suo presidente padre Alberto Remondini, “lieti di offrire la possibilità di prendere da qui la “rincorsa” per aprire la porta della cattedrale”.
In Duomo la liturgia penitenziale segnata dalla convinta testimonianza di Fabio, 47 anni, nativo di Frosinone, arrivato a Trento in preda ad una profonda crisi esistenziale ma “dove – ha raccontato – ho conosciuto persone magnifiche nelle case di accoglienza. Spesso ci si trova soli e si arriva ai margini, ci abbandoniamo al nulla. Oppure troviamo qualcosa dentro che ci da la forza di ripartire. Ma non si riesce da soli. Serve l’aiuto di Dio e della comunità. Il 5 aprile scorso mi hanno offerto la possibilità di ripartire ed ho ricominciato a vivere. C’è bisogno che ognuno dia quel poco che ha, che permetta a chi cade ai margini di ritrovare la speranza e riprendere in mano la propria vita”.
«Siamo in questa cattedrale – ha detto l’Arcivescovo – non per lasciarci dietro le spalle le necessità concrete che vediamo del mondo. Infatti nel cuore della diocesi chiediamo la purificazione del cuore in un sosta ristoratrice per ritornare poi nelle vita quotidiana con un più forte impegno solidale”. Una ventina di giovani del gruppo di evangelizzazione di strada sono stati “inviati” dall’Arcivescovo in piazza Duomo: qui, anche attraverso colorati flash-mob hanno invitato ad altri giovani e adulti a varcare la Porta della Misericordia.
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