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“Garantire che il governo libanese agisca in conformità del diritto internazionale e rispetti il principio di non-refoulement (non respingimento) sancito dall’Articolo 3 della Convenzione contro la tortura, di cui il Libano è firmatario; sostenere il governo libanese nel fornire aiuti umanitari, nonché assistenza legale e medica, ai profughi siriani in Libano; condannare la normalizzazione e la riabilitazione da parte dei Paesi Europei delle relazioni internazionali con il governo siriano, fino a quando non verrà raggiunta una soluzione politica”. Sono le richieste che Operazione Colomba, corpo Civile di Pace dell’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, lancia al Governo italiano, all’Ue e all’Onu, alla luce della drammatica situazione del milione e mezzo di profughi siriani in Libano, riportata in un dossier presentato oggi a Roma, presso la Camera dei Deputati.
Il testo, che riporta testimonianze dirette dei rifugiati, intende porre “all’attenzione della comunità internazionale il preoccupante intensificarsi, da parte del governo libanese, di strategie di refoulement (respingimento) dirette e indirette, volte a far tornare i profughi siriani in Siria, sul presupposto non provato che la Siria sia ora un paese sicuro in cui tornare”.
Secondo Operazione Colomba, che vive dal 2014 al fianco delle famiglie siriane in un campo profughi nella regione dell’Akkar, sul confine con la Siria (nord Libano), “le azioni dell’Esercito libanese e delle Forze di Sicurezza Interna contro i siriani in Libano hanno incluso un aumento esponenziale delle deportazioni forzate, la distruzione di case e campi profughi informali siriani, sfratti di massa, l’inasprimento delle misure contro i lavoratori non autorizzati e le imprese di proprietà siriana, così come la limitazione della possibilità per i bambini siriani di ottenere un permesso di soggiorno legato alla residenza legale dei genitori tramite uno sponsor libanese”. Tali azioni, denuncia il Dossier, “violano i diritti umani dei siriani in Libano; il principio di non-refoulement sancito dall’articolo 3 della Convenzione contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti, di cui il Libano è firmatario”.
Durante la presentazione Operazione Colomba ha reiterato la proposta di pace nata da molti profughi siriani in Libano. Questa prevede innanzitutto “la creazione di zone umanitarie in Siria, ovvero di territori che scelgono la neutralità rispetto al conflitto, sottoposti a protezione internazionale, in cui non abbiano accesso attori armati, sul modello, ad esempio, della Comunità di Pace di San José di Apartadò in Colombia. Questa soluzione permetterebbe un rientro in sicurezza di molti profughi e consentirebbe il monitoraggio e il rispetto dei diritti umani”. (Sir)
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