Monsignor Cyr-Nestor Yapaupa racconta la drammatica situazione di una terra martoriata dagli attentati e dalla guerra civile
Una crisi dalle proporzioni epocali. Un Paese alla mercé di ribelli, miliziani e islamisti. Una Chiesa che nonostante le gravi ferite rimane coraggiosamente al fianco della popolazione. Dopo la breve parentesi di serenità portata dalla visita del Santo Padre nel novembre 2015, la Repubblica Centrafricana è da mesi sprofondata in un nuovo susseguirsi di violenze.
La crisi ha avuto inizio a fine 2012 con l’avanzata della coalizione ribelle islamista Séleka che, nel 2013, ha preso il potere tramite un colpo di Stato. Nel dicembre dello stesso anno si è scatenata una reazione da parte di milizie locali, dette anti-balaka, che, oltre ai ribelli, hanno attaccato la popolazione musulmana. Da allora la situazione non si è mai quietata e a seguito delle violenze, il numero di sfollati interni ha raggiunto quota 700mila. Migliaia di loro, anche musulmani, sono stati accolti dalla Chiesa cattolica.
Emblema di tale sforzo è il centro di accoglienza allestito a pochi metri dalla cattedrale di Alindao dove il 15 novembre scorso si è compiuta l’ennesima strage. Un gruppo di uomini armati, composto da ex ribelli islamisti della Seleka, hanno dato fuoco alla cattedrale e ucciso 82 persone, tra cui il vicario generale, monsignor Blaise Mada, e il parroco di Mingala, don Célestine Ngoumbango. Con loro i sacerdoti uccisi dall’inizio della crisi salgono a otto.
Il Centrafrica continua a soffrire nella colpevole indifferenza della comunità internazionale le cui forze ad Alindao non si sono neanche mosse per fermare il massacro. All’arrivo dei guerriglieri si sono ritirati nella loro base abbandonando gli sfollati e i sacerdoti uccisi, come testimonia il vescovo di Alindao monsignor Cyr-Nestor Yapaupa, presente il giorno dell’attacco.
In un’intervista, Monsignor Cyr-Nestor Yapaupa, Vescovo di Alindao, racconta i darmmatici istanti di quell’attacco terroristico, dove uomini, donne e bambini sono stati indistintamente colpiti dagli spari di alcuni ribelli.
“Un chiaro attacco alla comunità cristiana – ha dichiarato – con l’aggravante della complicità da parte degli agenti della Minusca. “E nonostante i rischi che corriamo – prosegue – noi non abbandoneremo il nostro gregge”.
Il Vescovo ha voluto infine chiedere l’aiuto dell’intera comunità cattolica, attraverso preghiere e donazioni, perché, spiega, “ da soli non possiamo farcela”.
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