Il regime comunista ha consolidato il suo potere negli ultimi anni con operazioni di maquillage istituzionale formali, ma non sostanziali
Ampio giro in Trentino, fitto di incontri, della figlia del “Che”, Aleida Guevara, pediatra, la settimana scorsa in Trentino. Con tappe a Riva del Garda, Pergine, Trento e con l’adesione di varie associazioni come l’Anpi e un intervento presso la Facoltà di Sociologia e una serata alle Albere a Trento. E’ stata ricevuta anche dal Presidente del Consiglio provinciale, Walter Kaswalder. Com’è la situazione oggi a Cuba? Qual è lo stato di “salute” complessivo della sua popolazione? Sono interrogativi cui la dottoressa Guevara ha cercato di rispondere inquadrando la stato attuale dell’isola caraibica nei confronti dei rapporti che da sempre si sono instaurati con gli Stati Uniti d’America.
Se già durante la presidenza Obama i rapporti con Cuba erano stati “formali” nel senso che alle auspicate, a parole, aperture ben poco si era conseguito nella concretezza degli accadimenti, in questi due anni di presidenza Trump il gelo si è fatto ancora più rigido. E’ notorio che “The Donald” farebbe volentieri a pezzetti il sistema cubano, e non in nome di principi democratici e di rispetto delle libertà fondamentali, ma solamente in ossequio alle tesi fondamentali della sua ideologia: trionfo di rapporti economici predatori; l’auspicio che vinca sempre il più forte e soccomba il debole; guai a intralciare minimamente la visione dell’“American Way of Life”. E Cuba, nonostante tantissime contraddizioni, continua ad essere una “pietra d’inciampo” nella visione complessiva degli States e qui non è che vi siano soverchie differenze tra falchi repubblicani e colombe democratiche.
Aleida Guevara ha messo bene in evidenza come a Cuba continuino a mancare beni di prima necessità che si fanno sentire sul tenore di vita delle persone, specialmente quelle con meno potere (i quadri di partito, il partico comunista cubano, continua ad assicurarsi prebende e privilegi che il “popolo” non ha essendone da tempo deprivato). Negli ospedali scarseggiano medicine, pur essendo la sanità nell’isola tra le migliori se non la migliore di tutto il Sudamerica e in alcuni gangli persino più solida e “democratica” del sistema sanitario statunitense, questo sì fortemente sperequato e diseguale. Gli effetti nefasti dell’embargo, insomma, si fanno sentire nella vita di tutti i giorni e la pediatra figlia del mitico “Che” continua a denunciarlo con forza.
Occorre dire che questa nefasta politica delle sanzioni economiche è miope e controproducente persino per chi la impone. Dura da tanti anni, ma non colpisce affatto il regime comunista, gli alti dignitari di partito, la nomenklatura castrista, e si abbatte invece sulla gente come una micidiale pioggia di sassi e pietre che –letteralmente – falcidia la parte più debole della popolazione a cominciare dalle bambine e dai bambini e dalle ragazze e dai ragazzi cubani (serve sottolineare questa differenza di genere perché le donne giovani sono doppiamente schiacciate dall’embargo che porta privazioni e sovente impossibilità di guarire da “banali” malattie altrimenti facilmente curabili, e da un pervicace, insistito machismo che anche nelle famiglie povere si accanisce sulle donne, le maltratta e non le considera).
Il regime comunista che governa Cuba da tanti decenni ha consolidato il suo potere negli ultimi anni con operazioni di maquillage istituzionale, più formali che sostanziali. Avrebbe in realtà dovuto agire ben prima e con ben altra risolutezza nella discontinuità rispetto alla dinastia dei Castro (prima Fidel, poi Raul). Elezioni politiche libere e realmente democratiche avrebbero dovuto svolgersi da tempo e forse avrebbero garantito sostegno al socialismo cubano; oggi la situazione economica e sociale appare fin troppo sfilacciata e “anarchica”, si va avanti per inerzia con un malcontento crescente e senza vie d’uscita decenti e credibili. Così gente generosissima (i medici cubani sono disseminati ovunque nei paesi impoveriti e sono per lo più volontari) si arrangia alla meglio; cresce il mercato nero con una sorta di moneta parallela, i turisti sono molto appetiti perché portano dollari sonanti; il lavoro dipendente langue con paghe da fame, il turismo sessuale fa faville, bastano pochi dollari per “comprare” tutto.
I giovani non vedono l’ora di andarsene abbagliati dal luccichio sfavillante delle strade e dei negozi degli yankee. Quel che manca è una visione, una speranza da dare ad un socialismo asfittico quando potrebbe invece essere portatore di giustizia. E di quanta ce n’è bisogno – di giustizia e di pace basata sulla giustizia – in tutto il subcontinente, dove le sperequazioni sociali continuano ad aumentare.
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