Occhi aperti sul Mediooriente

Nell’ambito della mostra sui Cristiani d’Oriente “Nostalghia”, si è voluto ricordare anche padre Paolo Dall’Oglio sabato 13 ottobre presso il Museo Diocesano in piazza Duomo a Trento. È stato proiettato in sala Arazzi lo speciale del Tg1 “Abuna” di Amedeo Ricucci cui è seguito un interessante dibattito “La profezia messa a tacere” con lo stesso Ricucci, Riccardo Cristiano, entrambi amici del padre gesuita rapito in Siria a fine luglio 2013, insieme a Linda Dorigo e Andrea Milluzzi, giovani fotoreporter e giornalisti freelance oggi residenti a Beirut.

“Innamorato dell’Islam e credente in Gesù”, così si era definito padre Paolo Dall’Oglio. Propugnava un dialogo religioso tra le grandi religioni e in ispecie tra cristianesimo e islamismo. È stata rievocata la tragica vicenda del suo rapimento e il fatto che di lui non si sa più niente da più di cinque anni oramai, ma soprattutto si è cercato di approfondire la tragedia di un intero popolo che da ben 7 anni non conosce la pace. Il suo destino accomuna padre Paolo a migliaia di siriani, donne, uomini, bambini, che in questi anni sono spariti nel nulla. Risucchiati nel buco nero dell’anomia e della fine dei propri giorni. Aveva scelto, Paolo Dall’Oglio, consciamente, di essere parte della tragica vicenda del popolo siriano. Ogni volta che tornava in Italia, negli incontri e nei dibattiti, metteva al centro dei suoi interventi l’assillo, per lui vitale, che si creasse maggiore attenzione al dramma siriano, che non venisse dimenticata la vicenda collettiva di tante persone che soffrivano e venivano soppresse, nelle città siriane e fin nei più sperduti villaggi di periferia. Era rientrato in Siria per due volte dopo che il regime di Assad l’aveva espulso come persona straniera non gradita, ed era rientrato come clandestino.

Oggi nella città di Raqqa – liberata dal novembre 2017- diseppellire le migliaia di corpi gettati in fosse comune o in improvvisate sepolture diventa un compito importante. In un contesto però che è particolarmente impossibile. Raqqa oggi è ridotta ad un cumulo di macerie, molti palazzi e case sono distrutti (con la pervicace volontà di vendicarsi, i bombardamenti francesi sono stati indiscriminati e non si è fatta una minima distinzione con i quartieri abitati esclusivamente dalla popolazione civile, dopo la vicenda tragica del Bataclan, è stato scelto di bombardare tutto). Oggi le attività quotidiane faticano a riprendere, è faticoso vivere, ritrovare i corpi degli scomparsi non è assolutamente una priorità. Però – ha osservato Riccardo Cristiano – il caso non è chiuso e finché non ci sarà un corpo su cui piangere la fiammella della speranza va tenuta accesa”. Parlare del messaggio di questo religioso è di assoluta attualità. Egli è stato propriamente un profeta anche per questa nostra Europa chiamata ad essere più attenta a quanto succede in Medioriente – ha insistito Linda Dorigo – ad esempio ad evitare quello che appare profilarsi come l’assalto finale di Assad contro Idlib, e sarebbe un massacro poiché in questa zona sono concentrati migliaia e migliaia di civili inermi accampati in tendopoli improvvisate, mentre giunge un altro inverno.

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