Fabio e Cornelia, “a nozze” con il Cuamm. Dopo il Mozambico, il lavoro all’ospedale “San Lorenzo” di Borgo Valsugana. Quindi di nuovo l’Africa…
Sono entrambi in pensione da qualche anno, ma Fabio Battisti e Cornelia Giovanella non hanno rinunciato alla passione per l’Africa. Dalla parte dei più deboli, dei meno fortunati, fin dalla giovinezza.
Si sono sposati all’inizio degli anni Ottanta e il loro… viaggio di nozze (così lo definisce scherzosamente Fabio) ha avuto come meta il Mozambico dove sono rimasti per due anni e mezzo. Fabio, medico chirurgo; Cornelia, biologa. Un’esperienza molto dura – ricordano – con la guerra civile che ancora divampava tra il Frelimo, il Fronte di liberazione andato poi al potere con il presidente Samora Machel, e la Renamo, un’opposizione a tratti sconsiderata e violenta in uno scontro fratricida in cui a subire le conseguenze più pesanti e devastanti fu la popolazione civile – come accade in tutti i conflitti – con i bambini e le donne i più esposti al rischio quotidiano della vita.
Anche Fabio e Cornelia sono vicini al fronte ed in ospedale curano i feriti, lenendo, per quanto possibile, anche ferite dell’anima. In quel periodo (due anni e mezzo non sono pochi in quelle condizioni di estrema precarietà) hanno vissuto tra la gente e come la gente vive. Hanno la tessera annonaria con cui possono avere mensilmente e, non sempre, 2 chili di riso, altrettanti di carne, un po’ d’olio, un po’ di zucchero e poco altro. Inoltre la guerra ha un suo particolare calendario che detta a tutti, senza deroghe.
L’Ospedale provinciale di Nampula, il primo anno (400 letti ed un bacino di oltre 1 milione di abitanti) e l’Ospedale rurale di Angoche, fino al rientro, sono stati la loro residenza di lavoro e di cura, Fabio come chirurgo e Cornelia come laboratorista.
Il lavoro non difetta certamente per tutti e due. Uno spicchio d’Africa che è rimasto loro nel cuore nelle sue durezze, nelle sue asperità ma anche nella sua enorme, inimmaginabile umanità (gli africani hanno una capacità di accontentarsi di poco, di sorridere alla vita avara, che ha dell’incredibile e che noi abbiamo del tutto smarrito!).
Negli anni ‘70, Cornelia e Fabio, avevano frequentato l’Università a Padova e avevano incontrato il Cuamm – Medici con l’Africa che dagli anni ’50 in poi ha disseminato la terra d’Africa di tante opere di bene spesso in silenzio, senza clamore mediatico. Da quella prima esperienza in Mozambico sono trascorsi 30 anni, hanno lavorato entrambi all’Ospedale San Lorenzo di Borgo Valsugana e dopo aver ottenuto la pensione hanno rifatto le valige, e questa volta la loro meta è stata l’Angola, come il Mozambico ex colonia portoghese, un “mal d’Africa”” che non ha nulla di romantico, ma tanto di impegno, fatica, ed anche soddisfazioni umane e professionali.
Dal 2013 al 2017, a periodi alterni per un totale di quasi due anni, hanno lavorato presso l’Ospedale di Chiulo, nel sud dell’Angola, 210 letti e una popolazione di 250mila abitanti. Si è ai confini del deserto della Namibia e la zona, sugli atlanti, è definita come “savana arida”, dove lunghi periodi di siccità si alternano con brevi stagioni delle piogge che rendono il terreno del tutto impraticabile.
L’Ospedale, costruito negli anni ’50 dalle suore irlandesi Missionarie Mediche di Maria è stato donato alla diocesi e il vescovo, trovandosi completamente privo di mezzi e medici, ha chiesto aiuto al Cuamm. Grazie a questo intervento l’ospedale continua ancora oggi la sua attività. L’alternativa sarebbe stata la chiusura. Un segno di vita e di rinascita. Nel deserto fiorisce il fiore profumato della fraternità.
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