Da Ravina acqua per Mbare

Da aprile 2018 zampillerà acqua per seimila persone di Mbare

C’è un po’ della generosa Ravina, in particolare della sezione Sat, nell’acquedotto che sta sorgendo in una zona rurale del Rwanda. Andrea Degasperi, socio della sezione Sat, ha illustrato il progetto di cooperazione internazionale che consiste nella realizzazione di un acquedotto, in Rwanda, dove ha vissuto ed operato per un anno, da settembre 2015, con il servizio civile internazionale (bando Focsiv) come ingegnere civile. L’opera si potrà realizzare anche grazie ai finanziamenti chiesti alla Regione Trentino – Alto Adige, che ha riconosciuto la bontà del progetto e contribuirà con la somma di 78.000 euro a fronte di una spesa stimata per l’intera iniziativa in 220.000 euro. Il progetto verrà realizzato da MLFM Rwanda, una piccola Organizzazione non governativa che lavora in loco. I lavori sono partiti lo scorso anno e la consegna è prevista per il prossimo mese di aprile.

“L’area interessata dal progetto – ha spiegato Degasperi – è la zona di Mbare che si trova nella Southern Province, a circa 50 km. di strada asfaltata da Kigali, la capitale del paese. In tutta l’area, circa 5 km. quadrati di estensione, non è mai esistito un sistema idrico di distribuzione; così la popolazione, soprattutto le donne e i bambini, è costretta a spostamenti quotidiani di diverse ore per il rifornimento d’acqua in taniche da 20 litri. L’approvvigionamento d’acqua risulta essere una priorità di fondamentale importanza per questa comunità rurale”.

La popolazione attuale è di 6328 unità e la media di consumo idrico, a persona, è pari a 5 litri di acqua al giorno (valore stimato, decisamente basso rispetto a quello minimo fornito dall’OMS di 20 litri al giorno). Per procurarsi l’acqua donne e bambini devono camminare a lungo o spendere notevoli somme di denaro per pagare una persona che procuri l’acqua al posto loro (il costo del trasporto dell’acqua è di 300 Rwf, circa un terzo dello stipendio giornaliero di un contadino). E succede sempre più spesso che le persone utilizzino l’acqua delle paludi o dei campi destinati all’agricoltura, situati nelle vicinanze, bevendo così acqua batteriologicamente e chimicamente contaminata.

L’acquedotto che si sta realizzando è composto da opere di presa da sorgenti artesiane, da un sistema di filtraggio al quarzo e travertino, da un impianto di sollevamento, da un serbatoio di testata e da 20 fontane pubbliche che serviranno 15 zone diverse e 5 centri pubblici (2 scuole, asilo, centro della donna e un centro religioso). Parallelamente alla costruzione dell’acquedotto, si organizza un percorso di sensibilizzazione della popolazione sul tema dell’acqua e dell’igiene. Lo scopo di questo percorso è poter formare le persone dei villaggi che beneficeranno del progetto. “Infatti – osserva Degasperi – l’ultimo passo è proprio quello di rendere la popolazione partecipe e attiva alla sostenibilità dell’acquedotto, creando una cooperativa di gestione dell’acqua, composta da persone del villaggio che hanno preso parte alla costruzione del progetto. La cooperativa avrà il compito di gestire l’effettiva erogazione dell’acqua, effettuare pulizia e manutenzione di tutte le opere costruite, garantendo l’operatività dell’acquedotto nel tempo”.

In occasione della presentazione, l’ingegner Degasperi ha ringraziato tutto il direttivo della Sat presieduto da Caterina Mazzalai per essersi messo a disposizione della comunità rwandese. Per la consegna, prevista a fine aprile, una delegazione della Sat di Ravina è già stata invitata a Mbare per l’inaugurazione.

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