Nelle Filippine per vivere un anno da volontario nei Corpi civili di pace in un progetto gestito da Caritas Italia: prevenzione di disastri, gestione delle emergenze e rapporti con gli indigeni
Se si digita sul motore di ricerca Google la parola “Filippine”, le notizie più recenti sono quasi esclusivamente limitate a disastri naturali, dalle tempeste tropicali all'eruzione di vulcani, con l'unica breve parentesi di lodi al mare cristallino che circonda le settemila isole incastonate tra Asia e Oceania. Pietro Scartezzini, 30 anni originario del quartiere Bolghera a Trento, ha scelto deliberatamente di trascorrere un anno nell'arcipelago come volontario del contingente dei Corpi civili di pace, un'istituzione da poco costituita in seno al Servizio civile nazionale specificatamente per le situazioni di conflitto e di emergenza ambientale.
“Avevo già trascorso quattro mesi e mezzo a Manila a inizio 2016 con la Federazione asiatica contro le scomparse involontarie (Afad)”, spiega il giovane trentino. “L'esperienza mi era piaciuta e ho voluto tornare, consapevole che vivere a Roxas City, sull'isola di Panay, sarebbe stato ben diverso dalla capitale”. Il bando 2016 dei Corpi civili di pace, il primo ad essere stato pubblicato dopo la fase sperimentale, aveva tra le destinazioni proprio le Filippine, con un progetto gestito da Caritas Italia e basato sulla prevenzione dei disastri naturali, la gestione delle emergenze e i contatti con i popoli indigeni.
Pietro era interessato proprio a quest'ultimo aspetto, visto che nel suo percorso di studi si è concentrato molto sul diritto internazionale e, in particolare, sulle leggi a tutela delle minoranze. Il suo curriculum parte da Giurisprudenza a Trento, per poi passare alle summer school a Galway, in Irlanda, e Rio de Janeiro, e finire con un master incentrato sui diritti umani a Tilburg, in Olanda, con tanto di tesi sulla situazione delle minoranze in Crimea. Dal punto di vista lavorativo, ha svolto tirocini al Centro europeo per i diritti delle minoranze in Germania, all'Alta commissione per i diritti umani di Ginevra, alla Commissione europea di Strasburgo e, ultima in ordine di tempo, alla sede di Save The Children a Roma.
Al di là di studio e lavoro, la voglia di girare il mondo ha sempre fatto parte della vita di Pietro Scartezzini che, fin da quando era bambino, è stato abituato dai genitori a lunghe vacanze in tenda in giro per l'Europa. “Il mio sogno è quello di lavorare in una grande organizzazione internazionale”, racconta dal suo ufficio nelle Filippine, dove giornalmente si occupa di fare da collegamento tra la Caritas locale e quella italiana. “Il mio compito è quello di collaborare con le autorità affinché le politiche di prevenzione dei disastri arrivino a più persone possibile, oltre ad organizzare poi la raccolta di cibo per le emergenze”.
Tra la scrittura di un report e un'uscita sul campo, il volontario trentino ha cercato di mettere a frutto anche la sua esperienza con le minoranze, avviando un progetto con i gruppi tribali Ati e Bukidnon. “Mi piacerebbe valorizzare la loro cultura, magari l'artigianato, cercando di vendere i loro prodotti nelle parti più turistiche dell'arcipelago”, riflette a voce alta Pietro Scartezzini.
La sua permanenza nelle Filippine terminerà a giugno. Quando gli chiediamo un bilancio di metà esperienza, il giovane risponde senza tentennamenti. “Sono molto soddisfatto. Il lavoro con i Corpi civili è vario, si impara moltissimo. Magari ci vuole un po' di tempo per rodare, ma poi si viene caricati di responsabilità gratificanti”, assicura. Come i due workshop sul rapporto con gli indigeni e la gestione dei rifiuti che ha appena organizzato a Roxas City.
“Le Filippine sono un posto straordinario non solo per i paesaggi e la fauna, ma soprattutto per il grande spirito di accoglienza dei suoi abitanti”, sottolinea Pietro. “Puoi avere a che fare con il più povero del villaggio, e la cosa non cambia. Anche colui che non possiede nulla si mette a disposizione senza remore. Da questo punto di vista noi occidentali abbiamo molto da imparare”.
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