"Il primo giovedì di maggio giungemmo puntuali in mezzo al niente, un luogo-non-luogo di sabbia in cui la vita era scandita dal passo lento di una cinquantina di cammelli che pascolavano nel raggio di un chilometro (…) Il cugino del signor Fahad aveva preparato i tappeti e, quando arrivammo, lui e altri uomini vi erano comodamente seduti sopra. (…) Ci sedemmo, bevemmo tè e caffè, mangiammo datteri e biscotti dolci fino a quando ci fu luce. Nessuno parlava per minuti. Pensai che solo in Occidente il silenzio diventa imbarazzante, tanto che spesso si cerca di interromperlo pronunciando parole inopportune. Al contrario, questi uomini conoscevano il silenzio, amavano il silenzio, rispettavano il silenzio. La vita e la solitudine del deserto, loro o dei loro avi, gli avevano insegnato che il silenzio è semplicemente un altro modo di comunicare".
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