War of drones

Dalla Sicilia partiranno missioni di sorveglianza e a supporto delle forze speciali Usa. Ma l’uso di armi robotiche non è neutro

L'Italia ha dato il via libera alla partenza di droni armati americani dalla base di Sigonella, in Sicilia, usata fin dagli anni ’50. Destinazione la Libia e il Nord Africa, nell’ambito delle operazioni anti-Isis. L’autorizzazione, giunta il mese scorso, è stata concessa da Roma ad una condizione: i velivoli potranno essere utilizzati solo a scopo difensivo, per proteggere l’azione delle forze speciali Usa. A dare per primo notizia del via libera del governo italiano è stato il Wall Street Journal. Proprio nei giorni scorsi un raid americano ha colpito Sabratha, in Libia, provocando una trentina di vittime. Ma quell’attacco, ha precisato il il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, rispondendo al question time alla Camera, “non ha interessato l’Italia né logisticamente né per il sorvolo”. Pinotti ha anche precisato che l’utilizzo dei droni in partenza da Sigonella sarà “di volta in volta discusso ed autorizzato” dal governo. Di autorizzazioni concesse “caso per caso” ha parlato il premier Matteo Renzi, mentre il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, ha precisato che la possibilità che le basi vengano utilizzate per operazioni antiterrorismo “non è preludio a un intervento militare” e che “l’utilizzo delle basi non richiede una specifica comunicazione al parlamento, ma sarà il ministero della difesa a valutare”: caso per caso, appunto.

Da Sigonella opereranno gli aerei senza pilota Nato AGS, derivati dall'americano Global Hawk, utilizzato per la sorveglianza su vasta scala, e i droni MQ-9 Reaper dalle più spiccate caratteristiche offensive. La presenza di “Predator Usa da ricognizione e attacco” è documentata fin dal maggio 2013, grazie a uno studio dell’Osservatorio di Politica Internazionale sui velivoli senza pilota statunitensi a Sigonella.

La disponibilità all’uso della base siciliana da parte del governo italiano ripropone la questione del rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale, in riferimento all’impiego dei droni nella lotta al terrorismo, ad esempio con gli omicidi mirati (nell’attacco di Sabratha tra le vittime ci sarebbe stato anche Noureddine Chouchane, considerato la mente degli attentati al museo del Bardo a Tunisi e del resort della spiaggia di Sousse in Tunisia), al di fuori di un contesto di legittimità internazionale. Questioni affrontate, con preveggente lungimiranza, in un dibattito promosso dal segretariato della Commissione degli episcopati della Comunità europea (Comece), nel novembre scorso a Bruxelles. I sistemi di armi letali autonome, si era detto tra l’altro in quella occasione, pongono problemi sia dal punto di vista del diritto internazionale, sia sulla politica di sicurezza degli Stati, ma soprattutto sul piano etico. Con i rapidi progressi della tecnologia dronica, le “armi robotiche” potrebbero ben presto avere il potere di decidere in autonomia della vita e della morte nei conflitti.

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