Il Paese che nel 2015 ha ospitato i primi Giochi Europei non rispetta la libertà di espressione
Sono almeno 18 le persone in Azerbaijan che Amnesty International riconosce come “prigionieri di coscienza”, in carcere solo per aver pacificamente esercitato i loro diritti alla libertà di espressione. Leyla Yunus è una di loro.
Leyla Yunus è la presidente dell’Institute for Peace and Democracy, una organizzazione non governativa (Ong) dell’Azerbaijan. Oggi vive in Olanda.
Aveva partecipato alla campagna lanciata da Amnesty International a difesa dei diritti violati in Azerbaijan, e aveva raccontato in video la situazione nel paese, molto diversa dall’immagine che il governo di Aliyev aveva costruito in preparazione della prima edizione dei Giochi europei assegnata a Baku.
Il 30 luglio 2014 era stata arrestata con accuse di tradimento, evasione fiscale, contraffazione, frode e affari illegali in relazione a un contributo ricevuto dalla sua Ong di cui era stata vietata la registrazione dalle autorità. Il 13 agosto 2015 era stata condannata ad 8 anni e mezzo di carcere. Il 10 dicembre 2015 la condanna è stata commutata in 5 anni di libertà vigilata ed è stata rilasciata.
Suo marito, Arif Yunus, era stato arrestato il 5 agosto 2014. Arif Yunus è stato pure accusato di tradimento, evasione fiscale e frode in relazione al suo coinvolgimento nelle attività dell’Institute for Peace and Democracy e condannato a 7 anni di carcere. Il 12 novembre 2015 è stato rilasciato in seguito alla conversione della sua condanna in 5 anni di libertà vigilata.
“Amnesty International – scrive il portavoce di Amnesty Italia, Riccardo Noury – da tempo è preoccupata per il mancato rispetto delle autorità azere del loro obbligo internazionale di proteggere i diritti di libertà di espressione, associazione e riunione. Le voci di dissenso nel paese sono spesso oggetto di accuse penali inventate, aggressioni fisiche, molestie, ricatti e altre rappresaglie da parte delle autorità e dei gruppi ad esse associati. Le forze dell’ordine utilizzano regolarmente ed impunemente la tortura e altri maltrattamenti contro gli attivisti della società civile detenuti”.
Leyla e Arif Yunus sono due dei più famosi dissidenti del paese. Sono stati scarcerati di recente, ma solo per motivi di salute. Per conoscere la loro storia e la situazione in Azerbaijan, venerdì 26 febbraio alle 17 a Roma, presso la Federazione Nazionale Stampa Italiana (Fnsi) in corso Vittorio Emanuele II si svolgerà l’incontro “Azerbaijan: la repressione invisibile”. Porterà la sua testimonianza Dinara Yunus, figlia Leyla e Arif. Interverranno Giuseppe Giulietti, presidente della Federazione Nazionale Stampa Italiana; Elena Gerebizza, Energy campaigner dell’associazione Re:Common; e Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia. Ci sarà anche Simone Zoppellaro, giornalista e corrispondete da Yerevan dell’Osservatorio Balcani e Caucaso, finito nei mesi scorsi nell’elenco delle personae non gratae, cittadini italiani cui è vietato l’ingresso nel territorio della Repubblica dell’Azerbaijan. Una lista con nomi di spicco, da Antonia Arslan a Milena Gabanelli, oltre a diversi altri giornalisti italiani.
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