Questa testimonianza circa l'accoglienza di richiedenti-asilo nelle comunità dell'altopiano di Pinè si inserisce nelle numerose e ricche esperienze vissute da comunità parrocchiali, da comunità civili e associazioni nella nostra regione. La sensibilità cristiana e umana della nostra gente è stata sollecitata da un bisogno urgente di ospitalità, ma ne è stata anche interiormente arricchita.
Nelle comunità dell'Altopiano di Pinè (Trento) l'arrivo a fine 2013 di un gruppo di ragazzi somali aveva già mosso l'attenzione della Caritas locale e dei gruppi missionari (espressione delle comunità parrocchiali), trovando un'immediata sintonia e collaborazione con i comuni e le associazioni del territorio. Abbiamo cominciato a visitare questi ragazzi, per conoscerli, comprendere le loro esigenze e cercare delle forme di integrazione nella comunità. Questo rapporto ha avuto una durata breve, poiché quasi tutti sono partiti per altri paesi. L'incremento impressionante del problema migratorio nel 2014 e 2015 ha fatto sorgere la necessità urgente di accogliere nuove persone. Così nel febbraio 2015 sono giunti a Miola di Pinè 18 richiedenti asilo (giovani uomini, quasi tutti africani), ospitati in una struttura privata in convenzione con la Provincia di Trento. A metà 2015 ne sono arrivati altri 8 (4 coppie di sposi giovani) nel paese di Piazze, sempre in struttura privata convenzionata.
La semplice notizia dell'arrivo dei diciotto giovani a Miola ha scatenato delle resistenze, dalla raccolta di firme per bloccare il loro arrivo alle reazioni scomposte nell'incontro pubblico di presentazione del progetto di accoglienza da parte dei responsabili provinciali (10 febbraio 2015). All'origine di tale posizione vi erano ragioni elettorali di partito e un clima irrazionale di paura dovuto a molta disinformazione. La maggioranza della popolazione, al contrario, non si è mostrata insensibile di fronte al problema di queste persone. Lo ha manifestato anche nel corso di quella serata sottolineando che è un'idea sbagliata, umanamente distorta, dare priorità diversa alle necessità delle persone: prima i nostri…poi, se siamo a posto, gli altri! Ogni bisogno, invece, è una ferita per ogni persona e va affrontato in concreto senza distinzioni.
Le persone della Caritas locale, e altre da loro coinvolte, hanno visitato regolarmente questi ragazzi, cercando di favorire forme di inserimento positivo nel paese grazie alla disponibilità delle associazioni (inviti a partecipare a iniziative sportive, culturali, musicali), dei comuni (attività socialmente utili, nel quadro delle norme specifiche per i richiedenti-asilo) e di singole persone. Senza nominare espressamente le varie iniziative, per non dimenticarne qualcuna, è bello riconoscere quante vite si sono incontrate e stimate in questa trama di rapporti. E' stato molto significativo che la Caritas abbia valorizzato anche la loro fede religiosa; alcuni sono cattolici, vengono volentieri alla Messa domenicale e danno una bella testimonianza a tutti noi. Ma anche quanti non hanno la stessa nostra fede, possiedono la ricchezza di un'esperienza religiosa che li arricchisce e li sostiene.
Le nostre comunità cristiane sono state provocate da queste circostanze ad essere fedeli a Cristo? Senza dubbio si, vi è stata un'ampia sensibilizzazione, ma anche con delle lacune. Innanzitutto una certa discontinuità nel mantenere i contatti, poi il piccolo numero di persone coinvolte in un'azione motivata e concreta. In questo periodo perciò la Caritas locale ha riproposto alcune iniziative per avvicinare a loro un numero più vasto di persone, in modo familiare e semplice: un pranzo preparato insieme, la proposta di invitarli nelle singole famiglie, la raccolta di vestiti invernali. Non mancano ulteriori idee e proposte, affinché questi giovani possano sentirsi sempre più parte delle nostre comunità. Preghiamo Dio che l'anno giubilare della misericordia rinnovi passione e creatività per accogliere questi fratelli e sorelle,che hanno dovuto lasciare la propria patria (accogliere i forestieri è una delle opere di misericordia), e accogliere ogni persona con le necessità che porta con sé.
don Stefano Volani
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