La ricognizione della delegazione di Pax Christi Italia: “La vita continua nonostante tutto anche in questa immensa prigione a cielo aperto”
Una delegazione di Pax Christi Italia, guidata dal proprio presidente mons. Giovanni Ricchiuti, è entrata in Gaza il 3 marzo scorso. Ad accogliere Pax Christi Italia al valico di Eretz è stato Massimo Annibale Rossi, presidente della ONG italiana “Vento di terra”, accompagnato dai suoi collaboratori che a Gaza stanno coordinando il progetto “La Terra dei Bambini vive”. Il progetto si propone di ricostruire la scuola d’infanzia che era stata portata a termine e avviata grazie ai fondi della cooperazione italiana e di lì a poco demolita dai bulldozer blindati israeliani e successivamente polverizzata da due bombe lanciate da un F16 per completare la distruzione della cisterna sotterranea, che in modo innovativo filtrava l’acqua piovana e la rendeva disponibile per la scuola.
I bambini del villaggio di Um al Nasser, dove sorgeva la scuola, sono ora provvisoriamente ospitati in altra sede, dove la delegazione di Pax Christi li ha incontrati fra canti di benvenuto e tanti scambi di carezze e di sorrisi: una serenità che sembrava aver sconfitto l’angoscia della scorsa estate di terrore e di morte.
Dopo l’incontro con il sindaco del villaggio, che ha rinnovato la stima per gli italiani operanti in Gaza, la delegazione si è mossa verso Khan Younis, dove si sono visti i primi quartieri interamente collassati, sbriciolati, polverizzati, a seconda del tipo di arma usata: fra tanta rovina si riorganizzano piccole attività umane di quanti continuano a vivere fra le macerie.
“Nella piccola parrocchia dei pochi cristiani che stanno accanto al milione e mezzo di musulmani della Striscia – si legge nella nota della delegazione – si discute sulle ragioni economiche di un’aggressione che ha portato alla conquista di un milione e mezzo di consumatori di merci fornite da Israele, dopo la distruzione dei tunnel verso l’Egitto; sulle ragioni economico-militari che rendono molto apprezzate alla fiera delle armi di Amman gli strumenti di morte testati sulla popolazione di Gaza; sulle ragioni tecniche e logistiche che rendono auspicabile per l’armata israeliana una vera esercitazione periodica dei propri uomini ad evitare che diventino deboli e frustrati”.
La notte in parrocchia è rischiarata dal generatore, ma altrove c’è il buio di un coprifuoco inevitabile. “Eppure – rimarca la delegazione – il giorno dopo alle 8 le scuole riaprono, i bambini entrano con i loro zainetti colorati accolti dalle maestre della scuola del patriarcato latino. Per i bambini rimasti orfani o portatori di handicap ci sono sorridenti e serene le suore di Madre Teresa”.
“La vita continua nonostante tutto anche in questa immensa prigione a cielo aperto. Si cerca di ‘restare umani’, come invitava a fare l’indimenticato Vittorio Arrigoni, ma è difficile riuscirci, finché Gaza rimane quella che è, una zattera della storia abbandonata alla deriva che in tanti vorrebbero affondasse, trascinando sul fondo le prove di colpe dalle quali non ci possiamo sentire assolti, finché un crimine di tali proporzioni rimane senza sanzione”, conclude la delegazione di Pax Christi Italia.
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