“La nostra più grande ricchezza sono i 50 corrispondenti – giornalisti, studiosi, intellettuali – che vivono in 26 tra stati e regioni diversi”
Le elezioni del 25 maggio 2014 hanno sollecitato ad una riflessione sul ruolo dell’Unione Europea, sulle necessità di miglioramento della sua funzione come realtà politico-istituzionale al fine di promuovere le relazioni tra i popoli: per affermare giustizia sociale, diritti e libertà. Opera in questa direzione l’Osservatorio Balcani e Caucaso (in sigla: OBC), istituito in Trentino nel 2000 e riconosciuto a livello internazionale. E’ un importante tassello di una positiva politica finalizzata alla costruzione di legami di pace.
L’Osservatorio Balcani e Caucaso svolge un lavoro di informazione, di ricerca e di presenza nei Paesi attraversati da conflitti, toccati da sconvolgimenti e da crisi sociali. Questa attività, oltre a concorrere a creare contatti tra comunità, può aiutare i decisori politici a meglio conoscere e comprendere le trasformazioni in corso a livello mondiale. Ne parliamo con Luisa Chiodi, la direttrice dell’Osservatorio. La prima domanda, basilare, riguarda l’origine della realtà da lei diretta, dato che non è privo di significato il fatto che OBC abbia preso avvio all’inizio del Ventunesimo Secolo e all’interno di una mobilitazione di tante persone.
Ci può spiegare come è nato l’Osservatorio?
“Siamo nati dal movimento di solidarietà che vide oltre 20 mila italiani coinvolti in prima persona nel portare aiuti alle vittime delle guerre dei Balcani negli anni '90. Dentro quel movimento alcuni posero il problema dell'agire informato per la costruzione dell'Europa solidale. Grazie a quella spinta, è nato OBC e si affermato come luogo dove ogni giorno, da 13 anni, si discute di quei paesi e dell'Unione Europea. Un luogo aperto a tutti anche grazie al web”.
Cosa si intende per “profilo multisettoriale, cross mediale, transnazionale” dell’Osservatorio, di cui si legge nei vostri documenti?
“OBC ha elaborato una strategia di lavoro che intreccia più ambiti: il giornalismo, la ricerca, la formazione; utilizza vari strumenti: il web, i documentari, le pubblicazioni, le mostre; si muove in collaborazione con altri media come radio e tv, ma anche con associazioni, università; mette in relazione i territori per far crescere l’Europa dei cittadini, in modo trasversale, attraversando confini politici e linguistici. Ed è un approccio che paga. A dimostrarlo anche i numeri: nel 2013 abbiamo avuto 1,6 milioni di visitatori unici al portale; 425 presenze su media locali, nazionali e internazionali; 1300 partecipanti, di cui 600 in Trentino a nostri corsi di formazione, 3100 partecipanti a nostri eventi o eventi a cui abbiamo partecipato”.
Come viene attuato il monitoraggio delle trasformazioni sociopolitiche dell’Europa balcanica, della Turchia e del Caucaso?
“La nostra più grande ricchezza sono i 50 corrispondenti – giornalisti, studiosi, intellettuali – che vivono nei paesi che seguiamo ovvero 26 tra stati, regioni e entità secessioniste. E' grazie allo scambio con loro che otteniamo quello che ci piace chiamare l'“incrocio di sguardi”, il confronto che aiuta a capire realtà complesse che necessitano di conoscenza approfondita, non episodica”.
A suo giudizio, l’Italia e il Trentino si rendono conto di quale sia la funzione “culturale e formativa”di OBC, per favorire relazioni tra i territori e migliorare i rapporti in ambito europeo?
“Il Trentino ha dimostrato di essere consapevole che i territori hanno bisogno di confrontarsi con la dimensione internazionale e devono anzi sostenersi reciprocamente in Europa per far sentire la propria voce. Senza le istituzioni e il territorio trentino il nostro progetto non sarebbe stato e non è possibile. A livello nazionale il sostegno è più discontinuo anche se siamo diventati ente internazionalistico del ministero degli Esteri. Il Parlamento Europeo ci ha accolti come suo partner di lungo periodo e da qualche anno, sono proprio le istituzioni europee, in particolare la Commissione, a garantire una fetta importante del nostro budget e questo ha portato in Trentino ingenti risorse”.
Che cosa significa oggi la parola pace?
“Nei Balcani degli anni ’90 abbiamo visto la guerra tornare nel cuore dell’Europa e oggi la crisi in Ucraina ci conferma che non siamo fuori pericolo. Se c’è una lezione da imparare nell’ultimo ventennio è che è stata l’integrazione Europea e non la chiusura nazionale o locale a garantire la pace al nostro continente. Mi auguro che OBC possa continuare negli anni a contribuire all’Europa dei territori e il Trentino abbia il coraggio, nonostante la crisi, di continuare ad investire sul progetto europeo, coniugando la responsabilità della gestione del locale con uno sguardo che sappia essere transnazionale”.
a cura di Micaela Bertoldi
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