Cinque donne per l’Europa

La novità, cinque donne “investite”, tutte insieme, di fiducia elettorale europea. La “svolta “ è stata decisa da Matteo Renzi, leader del Pd. Consensi unanimi della direzione del partito. Siamo in vista del calendario elettorale, 25 maggio. Questa non risulta una furbata mediatica, rivestita di quote “rosa”. Nelle varie regioni elettorali, la scelta dei candidati partirà da quell’approdo, cinque donne capolista. E’ l’ora delle donne? “Ho voluto investire su una classe dirigente nuova, giovane”. E’ anche una scommessa. Di passaggio, mettiamo anche una parentesi, al momento: quali esternazioni attribuire ai “maschi” del Pd, “distanziati”, non ignorati, dall’altro fronte? Basterebbe una pillola di filosofia, a riequilibrare: sono i voti a determinare il capolista reale, 26 maggio, non le posizioni iniziali di classifica. C’è, comunque, un futuro da scrivere.

Per adesso, gloria alle donne. Tutti a fare festa. Ma occorre anche trovare spinta, ad andare dentro le questioni più vive. Quale la geografia dei problemi della donna italiana, oltre la facciata di bella presenza? L’Italia è tra i Paesi che “incoraggiano meno” (un cortese eufemismo) l’occupazione femminile: un cambiamento di rotta darebbe un contributo di primo piano alla ripresa economica. Non è la prima volta che, in Europa, ci viene chiesto di “fare i compiti a casa”. Per promuovere il lavoro delle donne. Siamo davvero la maglia nera su questo versante. ‘E, soprattutto, perché i nostri governi fanno poco per colmare il divario che ci separa dagli altri Paesi? Da noi lavora solo il 47% delle donne in età compresa tra i 16 e i 64 anni. Le donne inattive sono molto più numerose al Sud che al Nord. Un altro elemento preoccupante è che, invece di diminuire, il divario attuale sta aumentando. Persino la Spagna è riuscita a fare meglio di noi. Osservando realtà di quel tipo, risulta che il lavoro delle donne costituisce un vero e proprio volano di sviluppo. Guardando al settore dell’imprenditoria femminile possiamo già trovare numerose conferme di questa sindrome anche per l’Italia : nell’ultimo decennio le piccole e medie aziende guidate da donne sono andate meglio di quelle guidate da uomini, a dispetto dei maggiori ostacoli incontrati nell’accedere al credito bancario. Dove stanno i blocchi al lavoro femminile? Sicuramente non nelle preferenze o nella mentalità delle donne italiane . I sondaggi dicono che il quaranta per cento delle donne inattive vorrebbe un’occupazione. Le donne in età fertile dichiarano però in larga maggioranza che desidererebbero avere almeno due figli. Il nodo principale sta qui. Il nostro modello economico sociale ostacola la realizzazione del progetto di vita a cui aspirano le donne italiane (comune a quelle di tutti i Paesi sviluppati): avere un lavoro e fare figli. Tutte e due le cose, non soltanto una. La scarsa disponibilità di servizi per l’infanzia e per gli anziani rende molto difficile conciliare responsabilità lavorative e familiari. Ma giocano contro anche la cultura e i comportamenti di molte imprese. Le aziende italiane sono ancora in buona misura organizzate in base a una prospettiva maschile . L’altro grande ostacolo è il costo economico dei figli , non adeguatamente controbilanciato , come avviene in altri Paesi da sgravi fiscali, trasferimenti e servizi pubblici.

Adesso, dopo la spinta di Renzi alla novità, vediamo di augurarci un seguito di coerenze a Bruxelles, da fine maggio. Anzitutto: votare donna, anche a rinforzare uno stile introdotto: Sul piano della rappresentanza, in Italia, le elezioni del febbraio 2013 hanno segnato un punto di svolta: le donne parlamentari sono adesso il 30,8 % del totale (erano il 20,2% nella passata legislatura). Nell’attuale nuovo governo metà dei ministri sono donne. L’adozione delle quote di genere nei consigli d’amministrazione delle società quotate è stato un altro passo importante.

Il Trentino, valutando statistiche di momento, operando su iniziative creative di governo, pare aggiornato sui nuovi intendimenti da sostenere. La capolista “candidata” del Nord Est, Alessandra Moretti, vicesindaco a Vicenza, già portavoce di Bersani, si farà vedere anche da queste parti. Il settimanale, sicuramente, partecipe di questi obiettivi, veda di procedere nell’occasione a un interrogatorio sulle buone intenzioni per dopo maggio, nell’Europa da “reinventare”.

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