Guardano a un’Europa solidale e democratica i vescovi austriaci riuniti a St. Georgen am Längsee, in Carinzia, per la loro Assemblea plenaria di primavera (4-7 marzo).
Le origini dell’Unione, ricordano nel comunicato finale, “vanno ricercate nella volontà e nella nostalgia per una nuova Europa, un’Europa di pace che guardi al mondo”. Dopo gli orrori delle due guerre mondiali, le basi della nuova Europa furono gettate da statisti che attingevano le loro visioni da una cultura segnata di valori cristiani, “al fine di costruire riconciliazione tra nazioni un tempo ostili e una pace duratura”. Sottolineano: “Il mantenimento della pace è lo scopo principale dell’Unione europea, e finora essa ne è stata all’altezza”. Proprio la guerra in Ucraina dimostra però chiaramente “quanto la pace sia importante e allo stesso tempo in pericolo”.
È stata la stessa visione profetica dei padri fondatori a riconoscere che una pace duratura poteva essere raggiunta solo muovendosi verso l’unità. Come si legge nella Dichiarazione Schuman del 9 maggio 1950, “l’Europa non può essere creata in un colpo solo … Essa nascerà attraverso fatti concreti che creino innanzitutto una solidarietà d’azione”. Così, ricordano ancora i vescovi austriaci, “dopo un inizio orientato prevalentemente in senso economico, la volontà di far progredire l’integrazione europea si è sviluppata anche in termini politici, sociali e culturali. L’obiettivo è quello di creare unità, preservando al tempo stesso le identità nazionali e regionali”. L’orizzonte verso cui tendere: l’unità nella diversità.
I presuli si soffermano sulle radici giudaico-cristiane e sulla fede profonda dei padri fondatori non per escludere altre tradizioni, ma per ribadire che i principi e i valori fondamentali dell’Unione Europea non possono prescindere dal concetto di umanità e dal rispetto assoluto della dignità di ogni persona. “Se l’Europa perde queste fondamenta, a rischiare sono sempre le persone. È quindi compito speciale della Chiesa e di tutti i cristiani impegnarsi per i valori sui cui si basa l’Europa e mantenerli vivi”.
Tra le sfide attuali che “devono essere risolte in uno spirito di solidarietà e che richiederanno anche il contributo dei cristiani” la Conferenza episcopale austriaca indica il rispetto della vita umana, l’immigrazione, la questione ucraina e l’allargamento ad altri Paesi, la crisi climatica e ambientale e la frontiera rappresentata da intelligenza artificiale e digitalizzazione.
In merito alle richieste del Parlamento europeo e di alcuni governi di includere l’aborto come diritto nella Carta dei diritti fondamentali, i vescovi ricordano che le questioni bioetiche sono competenza degli stati membri e non dell’Unione. Ribadiscono che “può esistere solo un diritto fondamentale alla vita, non all’uccisione dei più deboli”.
A riguardo dei recenti provvedimenti europei nel campo delle migrazioni i vescovi non tacciono la loro contrarietà, a nome della Chiesa, su alcuni punti. “Si dovrà prestare particolare attenzione al rispetto del diritto all’asilo, del diritto al ricongiungimento familiare e della dignità umana, non negoziabile, di tutti i migranti e i richiedenti asilo, in ogni fase della procedura di asilo”.
“Solidarietà incondizionata” all’Ucraina, “anche se potrebbe costarci molto”. L’integrazione del Paese nell’Unione potrà dare ad esso nuove prospettive. Lo stesso vale per i Paesi dei Balcani occidentali per i quali “l’Austria può svolgere un ruolo speciale di advocacy, grazie alla sua vicinanza storica e culturale ai Paesi candidati”.
Quanto alla crisi climatica serve “fare tutto il possibile per ridurne al minimo le minacciose conseguenze” e “trovare percorsi politici all’interno dell’UE che accompagnino le persone nei cambiamenti necessari, continuando a dare loro un futuro sociale, culturale e professionale”.
Necessaria infine “una particolare vigilanza in relazione alle possibilità digitali che possono manipolare le persone, limitare la loro libertà e mettere fondamentalmente a rischio la convivenza democratica”.
Le sfide elencate dai vescovi richiedono un impegno comune, “all’interno di un’organizzazione più ampia”. L’Unione europea può diventare sintesi “di democrazia e libertà, Stato di diritto e rispetto dei diritti umani”. L’appello ai cittadini: che “esercitino il loro diritto di voto alle prossime elezioni europee, in modo da svolgere un ruolo costruttivo nella formazione dell’Europa e nel rafforzamento della democrazia”.
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