Emozioni e commozione nel concerto dedicato ai coristi dell'Armata Rossa. Il grazie del console russo
Il movimento delle mani nell'aria ricama silenzi e suoni sussurrati, intreccia voci in crescendo che poi mormorano addolcendo la potenza, disegna spazi d'immensa umanità. Dolcemente catturato, ti ritrovi in mezzo alla steppa russa mentre il sole è al tramonto e un uomo in sella al suo destriero cavalca sapendo di andare verso "L'ultima alba". Si è chiuso sull'ultima canzone inserita nel repertorio e armonizzata dal maestro Roberto Garniga l'inedito concerto con il quale il coro della Sosat ha cantato "Ricordando il coro dell'Armata Rossa", venerdì 26 maggio in una gremita Sala della Filarmonica, a Trento.
"Il concerto – ha spiegato nel saluto introduttivo il presidente del coro Andrea Zanotti – vuole rendere omaggio ai 64 membri del Complesso accademico di canto e ballo dell'Esercito russo "A.V. Alexandrov", noto come il Coro dell'Armata Rossa, scomparsi lo scorso 25 dicembre: stavano andando in Siria, per esibirsi davanti ai soldati russi per Natale, ma l'aereo è precipitato nel Mar Nero non lasciando alcun sopravvissuto".
Zanotti ha poi portato il saluto del maestro Ezio Bosso, atteso ospite della serata con il quale il coro ha avviato una significativa collaborazione artistica – "aveva preparato il concerto con noi, ma non può essere qui per un'indisposizione" -, mostrando un video registrato a casa del compositore, a Bologna, in occasione di una recente visita del coro, in cui Bosso, rapito dalla musica, esegue un brano al pianoforte a occhi chiusi.
Il concerto è iniziato con "Katzenau", la canzone del ritorno, e "L'orghen de Perzen", a ricreare l'intimità di un momento di preghiera, dedicate, nel trentesimo anniversario dalla sua scomparsa, a Camillo Dorigatti, il maestro che ha introdotto alla Sosat il canto popolare russo. Poi il programma ne ha esplorato sonorità e timbriche a partire da "In cil ’e jè une stele": il cantore che non canta più è simile ad una stella che si spegne, ma in realtà la sua destinazione è il cielo e Zanotti ha invitato il pubblico ad alzarsi i piedi per ricordare i coristi scomparsi, strappati alla terra ma approdati in un luminoso altrove.
"La canzone del Volga" ha rievocato l'epopea del corpo alpino in Russia, mentre "Mezzanotte a Mosca" è il lungo abbraccio all'amata, preludio all'amore. Dopo la delicata "Ninna nanna del cosacco", il ritmo vorticoso della slitta che va in "Su presto andiam" ha suscitato gli applausi scroscianti della sala. "Il fiume rapido" ha trasportato nei paesaggi infiniti della terra russa, mentre la melodia struggente de "Il sorbo sottile" ha narrato l'amore impossibile, ma duraturo, della pianta per la quercia. Gran finale con "Kalinka" e "L’ultima alba" in cui il guerriero non è solo: "nell'oscurità stella sorgerà/sarà luce al mio andar".
Ad accompagnare i canti, un cappello della divisa del Coro dell'Armata Rossa su un tavolino sul palco vicino al coro e un video con immagini evocative, messe a disposizione dalla Fondazione Museo storico del Trentino. Al termine della serata è intervenuto Aleksandr Nurizade, console generale in Italia della Federazione Russa, esprimendo gratitudine e apprezzamento per l'iniziativa del coro della Sosat, poi spazio a due bis e alla forza della musica che ha suggellato, come evidenziato da Zanotti, il "legame culturale con la Russia, da sempre polo dialettico della storia europea".
Lascia una recensione