A Rovereto arriva “Un sogno a Istanbul”, tratto dal bestseller di Rumiz

Foto: Barbara Rigon

Giovedì 7 marzo (ore 20.30) al teatro Zandonai di Rovereto arriva “Un sogno a Istanbul”. Tratto dal bestseller di Paolo Rumiz, “La cotogna di Istanbul”, lo spettacolo è diretto da Alessio Pizzech.

Un sogno a Istanbul racconta di Max e Maša e del loro amore. Maximilian von Altenberg, ingegnere austriaco, viene mandato a Sarajevo per un sopralluogo nell’inverno del ’97. Un amico gli presenta la misteriosa Maša Dizdarevi, “occhio tartaro e femori lunghi”, austera e selvaggia, splendida e inaccessibile, vedova e divorziata, due figlie che vivono lontane da lei. Scatta qualcosa. Un’attrazione potente che però non ha il tempo di concretizzarsi. Max torna in patria e, per quanto faccia, prima di ritrovarla passano tre anni. Sono i tre anni fatidici di cui parlava “La gialla cotogna di Istanbul”, la canzone d’amore che Maša gli ha cantato. Maša ora è malata, ma l’amore finalmente si accende. Da lì in poi si leva un vento che muove le anime e i sensi, che strappa lacrime e sogni. Da lì in poi comincia un’avventura che porta Max nei luoghi magici di Maša, in un viaggio che è rito, scoperta e resurrezione. Dal best seller di Paolo Rumiz “La cotogna di Istanbul”, Alberto Bassetti trae un testo teatrale di grande forza e suggestione, “avvolgente come una storia narrata intorno al fuoco”. Il regista è Alessio Pizzech.

“Cerco in questo spettacolo di restituire un racconto scenico che le nuove generazioni condividano – commenta Pizzech – perché la memoria del sangue versato non sia dimenticata e perché un’Europa sempre più indifferente si accorga delle proprie macerie dell’anima. Una storia che vive sul palcoscenico perché i giovani di oggi non restino senza padri come è stata la mia generazione. Il racconto di questo amore è un paradigma della grande storia come è sempre ogni amore che scompagina i confini della nostra anima e ci spinge verso territori sconosciuti e la violenza dei sentimenti si confonde alla rabbia che porta al conflitto chiamato guerra. Amata Europa arricchisciti dei tuoi racconti, delle storie di ieri e di oggi che ci facciano uscire da una comunità virtuale e ci facciano sentire parte di una comunità vera fatta di carne e sangue in cui il futuro sia costruito sulle radici di un passato condiviso e compreso e che la pace sia davvero un concetto concreto che attraversi il cuore di ognuno di noi”.

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