Folla e molti apprezzamenti per l'omaggio alla musica di De Andrè portato in Val di Fassa da Neri Marcorè
Il richiamo della musica in montagna ha spinto l'errante popolo dei Suoni delle Dolomiti (valutato intorno alle 2500 unità) ad arrivare al cospetto dell'aguzzo Col Ombert, in fondo alla Val San Niolò, laterale della val di Fassa, per ascoltare e rendere omaggio al talento di Fabrizio De Andrè.
Operazione ardita quella del festival musicale trentino nell'accostare l'ambiente di un pascolo alpino all'atmosfera degli stretti vicoli del centro storico di Genova dove sono nate gran parte delle intramontabili canzoni del cantautore genovese. L'esile filo di unione, la canzone “Andrea” che parla di un amore tragico e impossibile ai tempi della Grande Guerra “sui monti di Trento”. Operazione ardita anche per Neri Marcorè, attore, comico, imitatore, doppiatore, conduttore televisivo e, bisogna proprio dirlo, anche convincente cantante che ha reinterpretato con fedeltà e freschezza le canzoni di De Andrè.
Più facile il compito per lo Gnu Quartet, quartetto musicale composto da Raffaele Rebaudengo (viola), Francesca Rapetti (flauto), Roberto Izzo (violino) e Stefano Cabrera (violoncello)che ha iniziato l’avventura musicale nel 2006 proprio con una serata speciale a Milano dedicata al compleanno di Fabrizio De André. Tante le canzoni selezionate in maniera personale dall’attore marchigiano che hanno incontrato l’approvazione dei presenti. Tutto è iniziato in anticipo sotto un cielo che non prometteva nulla di buono con “Fiume Sand Creek” introdotto da un lungo movimento d’archi, seguito poi da un altro pezzo scritto in coppia con Massimo Bubola “Se ti facessero a pezzetti” (così attuale in tempi di terrore globale) per poi passare all’estate un po’ amara di “Rimini”, alle sonorità etniche di “Princesa” e alla splendida “Khorakahne” (testo e musica di Fabrizio de André e Ivano Fossati). Sono emersi subito i temi forti che guidavano l’ispirazione di De Andrè come l’attenzione agli ultimi e l’ansia di giustizia. Poi il ritmo e le atmosfere napoletane del brano “Don Raffaè” che ha riscaldato una platea imbacuccata alle prese con qualche goccia di pioggia. Quindi l’amore nelle sue mille accezioni con “Hotel Supramonte”, “Bocca di Rosa” (cantato dalle brave vocaliste Flavia Barbacetto e Angelica Dettori),”Amore vieni” (proposta durante il bis). Prima della fine non sono mancati la ritmica “Quello che non ho”, “Le acciughe fanno il pallone”, “Megu Megun” e “Dolcenera”. Gran finale con “Creuza de Ma”. Indovinata la scelta di accostare testi impegnati e la ricca fusione di sonorità della più diversa provenienza con fatica e pazienza di raggiungere una località non proprio a portata di mano, in parte agevolata dai bus navetta per chi non aveva forze e preparazione fisica per affrontare 12 chilometri di tracciato. Il percorso dei Suoni delle Dolomiti continua in Valle di Fassa domenica 10 al rifugio Bergvagabunden Hütte (passo San Pellegrino)con Markus Stockhausen e Tara Bouman.
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