Continua a preoccupare lo stato di salute dei ghiacciai trentini, al centro della conferenza stampa che si è tenuta presso la Casa della SAT di Trento, per presentare i dati raccolti dalla Commissione glaciologica della SAT, che misura da decenni gli arretramenti frontali dei più grandi ghiacciai del Trentino e, dal 2022-2023, grazie alla collaborazione con Acqua Surgiva – Gruppo Lunelli, segue anche il monitoraggio delle variazioni di area dei ghiacciai con dati satellitari attraverso l’utilizzo di dati telerilevati o acquisiti sul campo anche mediante droni e laser altimetri satellitari (es. ICESat-2 e GEDI).
Ad entrare nei dettagli, Cristian Ferrari, presidente Commissione Glaciologica SAT: “Il progetto di monitoraggio delle aree glaciali serve per ottenere dati scientifici da remoto sull’evoluzione di questi importanti ecosistemi di alta quota e allo stesso tempo per sensibilizzare quanto la risorsa acqua sia importante e allo stesso tempo soggetta alle rapide evoluzioni climatiche. L’obiettivo è quello di restituire attraverso l’analisi di serie successive di immagini satellitari ESA – SENTINEL 2, l’evoluzione delle superfici perennemente coperte da ghiaccio, in particolare confrontando i periodi di fine anno. L’analisi viene quindi raffinata dai tecnici della SAT utilizzando rilievi a terra con aeromobili a pilotaggio remoto o anche con l’utilizzo di voli fotogrammetrici sulle aree glaciali recentemente acquisiti dalla Provincia di Trento”.
Sul tavolo i dati di misurazione di “ghiacciai campione” come quello del Mandrone, della Presanella e del Lares (vedi tabella 1 e tabella 2). Quello che emerge è che i ghiacciai trentini hanno registrato anche per il 2023 importanti regressi. Complessivamente nel 2023 in Trentino si sono persi indicativamente 65HA (ettari), pari a quasi 90 campi da calcio, di ghiacciai, nonostante le intense precipitazioni di carattere piovoso che hanno visto importanti eventi meteorologici durante tutta la tarda primavera estate, con alluvioni in Pianura Padana e diversi smottamenti dovuti alle intense precipitazioni anche sul territorio trentino. “Per quanto riguarda il Mandrone, l’arretramento è inferiore ai dati da record dell’estate 2022, ma ben superiori alle medie di arretramento degli anni precedenti – ha detto Ferrari – L’elevato arretramento delle ultime due stagioni ha provocato anche la frammentazione di corpi glaciali che già nel 2022 avevano mostrato le prime frammentazioni. E se i ghiacciai più grandi hanno evidenziato perdite di superfici di svariati ettari, i più piccoli hanno subito anche nel 2023 ulteriori contrazioni che li hanno portati a separarsi dai ghiacciai maggiori o arrivare alle misure minime per essere considerati “ghiaccio morto”.
Dati preoccupanti anche per il Ghiacciaio della Presanella che continua ad essere soggetto a sconnessioni e frammentazioni. “Il ghiacciaio della Presanella – ha proseguito il presidente Commissione Glaciologica SAT – ha visto per esempio la parte basale con una superficie superiore ai 30Ha, sconnettersi dalla zona a monte. Questi fenomeni di frammentazione, lasciano isolate le parti basali, lontane dalle zone di accumulo, aumentando la loro fusione come sta avvenendo anche alla parte basale del ghiacciaio di Lares”. “Il ghiacciaio di Lares – avverte Ferrari – per la sua conformazione e posizione è uno dei ghiacciai più in sofferenza in Trentino, ha perso circa 20Ha di superficie dal 2022 e quasi 110Ha dal 2015, e vede preoccupanti arretramenti anche nella parte più alta. A conferma della situazione critica con vistosi crepacci e l’instabilità dei passaggi in roccia, i Comuni di Massimeno e Valdaone sono stati costretti a chiudere il Passo di Cavento che collega il ghiacciaio di Lares con la Vedretta della Lobbia”.
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