In “Povere creature!”, oltre le etichette, una donna libera da condizionamenti

Povere creature! è il film trionfatore all’ultimo Festival di Venezia. Dopo La favorita (2018) il regista greco Yorgos Lanthimos e l’attrice Emma Stone fanno di nuovo coppia per portarci nel mondo grottesco e surreale di Bella Baxter, una donna “riprogrammata” in laboratorio da un luminare della scienza (interpretato da un grandioso Willem Dafoe) che, come il dottor Frankenstein, è in grado di creare la vita assemblando parti anatomiche inanimate provenienti da diversi esseri viventi, umani e animali. Tra lo scienziato e Bella c’è un rapporto padre-figlia e l’inizio del film è proprio volto a mettere in luce le dinamiche tra i due personaggi che vivono sotto lo stesso tetto in una Londra vittoriana caratterizzata da elementi futuristici (steampunk). Bella è come un involucro vuoto che necessita di essere riempito con la conoscenza frutto dell’esperienza della vita di tutti i giorni. Le sue capacità di apprendimento sono formidabili e vengono stimolate dalla presenza dell’assistente del “genitore”.

Il film si trasforma in un viaggio di formazione itinerante allorché entra in scena un avvocato libertino (Mark Ruffalo), il quale, invaghitosi di Bella, la porta con sé in una crociera in giro per il mondo che tocca varie tappe (Lisbona, Parigi, Alessandria d’Egitto). Mano a mano che cresce la sua consapevolezza, Bella diventa sempre più indipendente, e più diventa autonoma e in grado di prendere iniziative senza dover ricorrere al supporto o all’approvazione altrui meno ha bisogno del suo pigmalione, che con suo grande sgomento e disperazione si vede accantonato.

Quello di Bella è il ritratto di una donna libera e priva di condizionamenti sociali, frutto dell’incontro tra la mente immaginifica dello scrittore scozzese Alasdair Gray, lo sguardo visionario e pungente di Lanthimos e la straordinaria prova d’attrice di Emma Stone che, fidandosi ciecamente del suo regista, si cala anima e corpo nel personaggio di Bella, esempio moderno e unico di donna libera che sfida le convenzioni e il patriarcato, ponendosi ben oltre le banali etichette femministe. Insomma, di Bella ce n’è una. Tutte le altre son nessuna.

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