“Ti conosco, mascherina!”, uno dei più bei fagioli della Pimpinella

Il mascherina è uno tra i fagioli più belli del ricco assortimento conservato dall’associazione Pimpinella e in un immaginario concorso di bellezza guadagnerebbe sicuramente il podio. La natura ha vestito questo piccolo fagiolo rotondeggiante dei colori e delle forme allegre del Carnevale: è per metà bianco e per metà screziato di beige, marrone e di nero. Indovinatissimo perciò il nome “mascherina” con il quale è stato battezzato.

Si tratta di una varietà rustica di origine valsuganotta, molto resistente e che non richiede particolari cure, solo irrigazioni di soccorso durante la fioritura, quando i suoi bei fiori bianchi si mostrano via via che la pianta arrampica sui tutori.

Il fagiolo mascherina è tendenzialmente autogamo e non si incrocia facilmente con altri fagioli, ma per mantenere con sicurezza la varietà in purezza ed evitare l’ibridazione è prudente e sufficiente tenere fra di loro una distanza di pochi metri; questa varietà ha una produzione abbondante e circa sei – sette fagioli sono contenuti in ogni baccello.

Come tutti i fagioli, una volta sgranati, si proteggono dalla minaccia del tonchio riponendoli nel congelatore per qualche giorno.

Sono molto buoni e digeribili avendo la buccia sottile e anche cotti mantengono la screziatura. Dopo un ammollo di almeno dodici ore, la bollitura deve essere lenta e in abbondante acqua non salata e a fine cottura, come scrive Angelico Prati nel Dizionario valsuganotto, si compie l’operazione di “spaurar i fasoi”, versando “acqua fredda sui fagioli che bollono, così che vanno a fondo del paiolo o del calderotto”. Da cui il detto “fasoi spaurai, fasoi famai”: pronti da mangiare.

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