21 gennaio 2024 – Domenica III Tempo Ordinario B
Gio 3,1-5.10; 1Cor 7,29-31; Mc 1,14-20
«Alzati, va’ a Ninive la grande città e annunzia loro quanto ti dirò». Gio 3,2
A partire dal 30 settembre 2019, la terza domenica dell’anno è diventata, per desiderio di papa Francesco, la domenica della Parola di Dio. Le letture delle prime settimane del tempo ordinario sono particolarmente adatte a farci comprendere la capacità che ha la Parola di Dio di cambiare la nostra vita, proprio perché sono domeniche che ci raccontano storie di chiamata. Questa domenica Giona (prima lettura) e i primi discepoli (Vangelo). Questa domenica ci permette anche di continuare la riflessione vocazionale incominciata la scorsa settimana e ci offre l’opportunità di ulteriori approfondimenti. Dalla prima lettura e dal vangelo emergono alcune convergenze significative. Colui che è chiamato è, al tempo stesso un inviato, un mandato, un missionario. Colui che è chiamato partecipa alla missione di Gesù Cristo, la missione di annunciare la lieta notizia che Dio perdona, che Dio è misericordioso, che occorre fare tutto il possibile per convertirsi, cioè per cambiare la propria mentalità e il proprio stile di vita in quegli aspetti che stridono con la volontà di Dio.
La vicenda di Giona, in particolare, ci ricorda che il chiamato non è inviato ad annunziare qualcosa che piace a lui ma qualcosa che piace a Dio: Giona (profeta appartenente al popolo d’Israele) deve recarsi – anche se controvoglia – a predicare la conversione e la possibilità di salvezza a Ninive (città pagana e tradizionalmente nemica d’Israele). Ci ricorda pure che la misericordia di Dio e la conversione dell’uomo sono strettamente congiunte. La misericordia di Dio è perfettamente inutile se non c’è corrispondenza da parte dell’uomo attraverso un cambio di vita. Annunciare questo non è facile, perché chi annuncia si trova spesso tentato di proclamare una misericordia senza conversione o una conversione senza misericordia. Solo se entrambe sono unite nell’annuncio e nella vita c’è possibilità di autentica salvezza. Dio non è misericordioso verso il peccato ma verso il peccatore!
Il vangelo riprende questo tema e sottolinea l’iniziativa di Cristo che chiama. Rispondere all’imperativo di Cristo: «Seguitemi», significa partecipare alla sua missione a favore degli uomini: «Vi farò diventare pescatori di uomini». Accogliere una chiamata vuol dire allora mettere se stessi a disposizione di Dio perché Gesù Cristo possa raggiungere per mezzo nostro la gente del nostro tempo per donare loro ciò di cui hanno maggiormente bisogno: il vangelo del regno di Dio, una parola di speranza, l’annuncio della misericordia e della salvezza che il Padre ci offre nel suo Figlio. Rifiutare una chiamata, al contrario, significa lasciare che i propri fratelli e sorelle rimangano immersi nel mare di una esistenza insignificante e nell’ombra della morte.
Un’ultima annotazione che merita di essere sottolineata riguarda l’importanza di saper scegliere, di avere il coraggio di scegliere sulla base di una proposta forte. Nel momento in cui Gesù chiama, i discepoli lasciano la propria professione e perfino la propria famiglia, non per un gesto irresponsabile di disimpegno ma per un impegno a tempo pieno assieme a Gesù.
Con le parole della liturgia preghiamo anche noi il Padre: “donaci la grazia di una continua conversione, per accogliere, in un mondo che passa, il Vangelo della vita che non tramonta”.
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