“Non è Natale senza il ‘Noël’ della Sosat”, ha commentato Gianna sulla pagina Facebook di Vita Trentina, all’indomani del tradizionale “Concerto di Natale” offerto sabato 16 dicembre sera nella chiesa del Santissimo, a Trento, dal coro e dal nostro settimanale.
Un pubblico attento, arrivato in gran parte con largo anticipo per accomodarsi nei banchi (gremiti in ogni ordine di posti), ha assaporato come ogni vigilia di Natale, da tredici anni a questa parte, i canti proposti.
A introdurre la serata il coordinatore editoriale di Vita Trentina Editrice, Simone Berlanda, che, a nome del presidente del cda don Claudio Ferrari, dell’amministratore unico Marcello Predelli e del direttore Diego Andreatta, ha espresso un ringraziamento a quanti concorrono ogni anno alla buona riuscita di questo atteso appuntamento, nobilitato quest’anno, ha rimarcato il professor Andrea Zanotti, presidente del Coro della Sosat, dalla presenza del sindaco di Trento, Franco Ianeselli, e del cappuccino padre Erminio Gius.
Nel corso degli anni il concerto è stato dedicato a temi diversi, esplorati da angoli prospettici differenti attraverso il caleidoscopio delle canzoni. “Ma il punto focale – ha sottolineato Zanotti – eravamo sempre noi”.
Quest’anno, invece, a fare da filo conduttore Zanotti ha voluto che fossero gli oggetti della vita quotidiana, umili, preziosi ma umili e perciò dimenticati (“Il Natale delle cose dimenticate” era infatti il titolo della serata), accostati con parole sapienti alle immagini di Gianluigi Rocca, originario di Larido e docente all’Accademia di Belle Arti di Brera, “un grande artista, oltre che un grande amico”, l’ha ricordato Zanotti, rivolgendo a lui, assente perché indisposto, un indirizzo di saluto e di augurio.
Ne è scaturita, per dirla con le parole di padre Erminio Gius, “una rappresentazione poetica”, che ha preso vita dall’intreccio tra le parole, la potenza delle voci del coro diretto con la consueta scioltezza dal Maestro Roberto Garniga e le immagini di Gianluigi Rocca.
La serata si è quindi sviluppata ritmata dall’alternanza tra la lettura dei testi di Zanotti, i canti attinti ai più diversi ambiti e repertori, e le illustrazioni proiettate sul grande schermo collocato al di sopra dell’altare, mettendo al centro, protagoniste, proprio le cose dimenticate, che il testo di Zanotti ha fatto vivere di vita propria per farle partecipare “alle nostre attese e alle nostre speranze”.
A cominciare da quel luogo “umile, dismesso, abbandonato da tutti” che è la grotta – o la capanna, o la stalla, a seconda delle tradizioni – di Betlemme, dove “Viene il vincitor”, per acquistare poi i toni dell’epica, quale linguaggio consono a narrare la venuta al mondo di un Dio in fasce, che entra nella Storia anche attraverso il contributo degli uomini – uomini come Mosè, che, sceso dalla montagna, ha messo in cammino il popolo eletto – e il “sì” di una Donna, Maria, all’annuncio dell’angelo. A lei, “madre di tutte le madri”, il coro ha offerto il tributo del “più nascosto e umile tra i fiori”, la viola.
Il racconto per canti e disegni è poi virato sui toni drammatici della guerra, che – ieri come oggi – e come “tragicamente vediamo anche in questi giorni e proprio nella terra promessa” – continua a tingere di rosso il mondo, e che colpisce anche in montagna, lasciando nel lutto per la perdita di amici come Ermanno Salvaterra e di giovani papà, come Alberto Franzoi. Ma si è concluso con la speranza del sogno e di una vita che “corre incontro al suo senso”: ce lo dice il Natale, quella notte “che porta in grembo la vigilia più bella”, vegliando insieme “la venuta del Redentore”.
Al termine, prima del congedo, il saluto anche del sindaco Ianeselli, che, raccogliendo le sollecitazioni di Zanotti – corroborate dai disegni iperrealistici di Rocca – ad andare all’essenziale, ha invitato a scegliere le relazioni vere, autentiche, il cui valore, ha concluso, riconosciamo “ogni volta che ascoltiamo il Coro della Sosat”. Lo ha confermato l’esecuzione del brano “Noël”, eseguito in chiusura quale bis apprezzato, il cui ascolto ha dato colore alle parole finali di Zanotti: “Cantare è dare un contributo di bellezza al mondo. Quando le voci si sommano in un accordo, ciò che nasce è molto più grande di ognuno di noi”.
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