C’era una volta il “partito di raccolta”. Una realtà, questa, così legata all’anomalia altoatesina, che ora viene meno sotto vari profili. Innanzitutto il partito non ha più numeri tali da potersi presentare come voce esclusiva del gruppo di lingua tedesca. Non ha più nemmeno una maggioranza sufficiente a governare la Provincia e a dare un indirizzo certo all’Autonomia. Attorno a sé, nel campo politico “italiano”, ha fatto terra bruciata con la sua tattica di umiliazione dei rispettivi partner attuata negli ultimi decenni. Ha tagliato i ponti col passato, con le idee che avevano portato alla fondazione e allo sviluppo del partito.
Dopo l’idealismo dell’era Magnago (fondato su ideali e ideologia), dopo il pragmatismo dell’era Durnwalder (con l’uso strumentale dei valori di un tempo), l’era Kompatscher era sbocciata con l’ambizione di imparare a guardare “oltre i margini del proprio piatto” (“über den Tellerrand hinaus”). Ma forse era già troppo tardi. L’Autonomia si era ormai trasformata in un sistema di potere e tutti i commensali superstiti si sono buttati nel piatto, guardandosi bene dal gettare lo sguardo all’esterno. Era cominciato il tempo dell’opportunismo miope.
La decisione degli organismi della Südtiroler Volkspartei di lavorare a un accordo di coalizione per la prossima Giunta provinciale con Fratelli d’Italia, Lega, Freiheitlichen e Civica ha suscitato ecumenico sconcerto in vari settori, per quanto minoritari, della società civile altoatesina. Una coalizione che non è nemmeno nelle corde del presidente Kompatscher, ma alla quale egli si adatterà, vista la volontà del partito, se almeno saranno chiare le cose da ottenere. Già nel passato quinquennio la Svp aveva preferito la Lega di Salvini al Centrosinistra (nelle sue varie forme). Ma ora la parte del leone la farebbero i Fratelli d’Italia che sono gli eredi diretti di Alleanza Nazionale, e prima ancora del Msi, e prima ancora…
“Come intende la SVP contribuire alla formazione di una moderna regione del Tirolo in Europa se continua a rannicchiarsi impaurita non appena il vento politico proveniente da sud si fa più forte?”. Se lo è chiesto Roland Seppi, comandante provinciale degli Schützen, in occasione della rituale commemorazione dell’attivista Sepp Kerschbaumer nel giorno dell’Immacolata Concezione. “Dov’è la fiducia in se stessi, dov’è la ribellione, dov’è la visione chiara del futuro? Basta che un insignificante nipote di Benito prenda la parola e la Volkspartei, un tempo sicura di sé, si defila”. “Se questa discutibile coalizione non riuscirà a dare risultati, due importanti partiti di minoranza perderanno la faccia. E sarebbe ancora peggio: la minoranza austriaca in Italia perderebbe ancora di più la sua dignità!”.
Ancor più dirette le parole di Gudrun Kofler, esponente dei Freiheitlichen austriaci e nipote di Eva Klotz. “A che punto siamo oggi?”, si chiede. “Ci troviamo di fronte a un possibile governo con partiti apertamente ostili all’autonomia e alle minoranze”, in una situazione “in cui gran parte della popolazione ha detto chiaramente cosa pensa degli sviluppi politici della provincia e come immagina il futuro. Tuttavia, i leader politici hanno deciso di calpestare la volontà popolare e di inginocchiarsi davanti a diversi partiti italiani per rimanere al potere”.
Lo sguardo alla storia guida anche la lettura di Hans Heiss. Già consigliere provinciale dei Verdi, Heiss è però soprattutto uno storico, universalmente stimato, che il passato lo studia, senza aver bisogno di usarlo come arma impropria nella lotta politica. È autore tra l’altro del libro Die Blüten der Macht. Die Südtiroler Volkspartei zwischen Wunder und Widerspruch (I fiori del potere. La Südtiroler Volkspartei tra miracolo e contraddizione).
“I valori principali della SVP oggi”, scrive Heiss su Salto, “sono la conservazione del potere, il pragmatismo e l’orientamento agli obiettivi, in una parola: l’opportunismo. I principi e i fondamenti sono meno importanti del raggiungimento di obiettivi settoriali”, come lo sviluppo dell’autonomia, la sovranità finanziaria, la sicurezza. Secondari sarebbero obiettivi come la riduzione della povertà, la politica di tutela del clima, l’uguaglianza di genere, una gestione lungimirante delle migrazioni. Anche se le idee di Kompatscher, secondo Heiss, sarebbero altre, egli “è ostaggio volontario del suo partito. Con il suo sostegno, la Svp ha evitato una sconfitta totale alle elezioni, ma ora lo ha nuovamente addomesticato”. Insieme al segretario Philipp Achammer, il Presidente soffrirebbe di una sorta di sindrome di Stoccolma: “Intrappolati nella logica del partito, si identificano con essa”.
Quanto alla programmata coalizione, essa “porterà un successo in termini di autonomia, ma a lungo termine ossificherà ulteriormente il codice genetico della Svp nel pragmatismo e nell’opportunismo. Invece di ‘uniti nella diversità’, in futuro il motto sarà: fossilizzati nel mantenimento del potere”. Ma La Svp nel 1945 non era stata fondata per esaltare il pragmatismo. Il suo obiettivo era l’opposto: sviluppare l’autonomia e la tutela delle minoranze in uno Stato centralizzato, ovvero rendere possibile l’impossibile. L’attuale limitazione al fattibile, al minimalismo del ripristino dell’autonomia, senza alcun obiettivo di ampio respiro, sta facendo appassire il partito”.
“La nuova alleanza”, conclude lo storico, “rafforzerà ulteriormente una tendenza di fondo presente nel Sudtirolo: la propensione a fare i furbi, a vedere solo il proprio vantaggio, a preoccuparsi poco dei diritti degli altri. Questa tendenza di fondo metterà in ombra le altre virtù sudtirolesi: la disponibilità a darsi da fare, l’impegno e la solidarietà”.
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