Verso una stanca chiusura d’anno

La politica non brilla in questo momento per creatività. Il governo batte un po’ di grancassa sui risultati ottenuti nei negoziati sul PNRR arrivando a vantare notevoli incrementi nei finanziamenti, anche se in realtà sono per lo più sistemazioni diverse di risorse già disponibili: qualcosa in più si è ottenuto, ma soprattutto si è avuto il via libero al ridisegno degli impegni (eravamo in buona compagnia, perché quasi tutti gli altri paesi hanno agito in questo modo). Per il resto non ci si schioda dal solito teatrino: proroga del blocco delle tariffe fisse, impossibile e infatti non si farà nonostante le richieste del solito Salvini; un po’ di scena sulle riforme, premierato ed autonomia differenziata; qualche altra robetta di non grande impatto.

Non è che vada meglio sul fronte dell’opposizione. Anche qui ciascuno ripete più o meno il suo copione senza che il paese si faccia coinvolgere più di tanto: basta vedere il modesto impatto che sta avendo lo sciopero generale a pezzetti promosso dal duo Landini-Bombardieri. Per ora ciascuno agita la sua bandierina e tiene fermo il copione del no a tutto, consapevole che tanto non c’è spazio per politiche di intervento attivo.

Lo si vede benissimo dall’irrilevanza con cui procede la gestazione della legge di bilancio. Al di là di qualche lavoro sotterraneo delle diverse lobby (non lo si vede ma c’è, eccome) per qualche possibile aggiustamento non è argomento da portare sui grandi palcoscenici della politica. Persino eventi che pure dovrebbero suonare come campanelli d’allarme, pensiamo al successo del populismo estremista nelle recenti elezioni olandesi, vengono trattati in modo marginale.

Se si deve fare un po’ di polemica ci si rivolge all’usato sicuro, che in questo caso è la sempiterna questione dei rapporti tra politica e magistratura, o meglio fra alcuni ambienti politici e alcuni ambienti politicizzati del corpo giudiziario. È abbastanza curioso che ci si stupisca del fatto che il ministro Crosetto abbia avuto notizie su atteggiamenti che circolano nella magistratura molto critici verso l’attuale stagione politica. L’abitudine di alcune correnti e di singoli magistrati ad ergersi a difensori e censori del nostro sistema costituzionale così come lo vedono loro è nota da tempo ed è esercitata in pubblico in convegni, talk show e quant’altro. Dunque Crosetto, ma qualsiasi altro esponente politico, poteva in qualsiasi momento attirare l’attenzione su questi fenomeni.

Per di più ci si può aspettare in questi casi il classico riflesso di Pavlov: denunci un fenomeno noto e immediatamente si aprono le polemiche dell’associazione magistrati sulle intimidazioni ai giudici e parte il coro degli scandalizzati a prescindere. Notiamo sommessamente che non risulta una doverosa attenzione a criticare le intemerate dei censori togati verso le scelte politiche sapendo che così facendo essi indeboliscono l’azione fondata che si può portare verso certo modo di agire dei rappresentanti pubblici (il caso Santanché qualcosa potrebbe anche insegnare).

Piuttosto tutto diventa una marmellata in cui si mescolano in maniera poco virtuosa molti ingredienti. Tanto per dire nel fuoco di queste polemiche si sta bruciando il generoso tentativo fatto dalla ministra Cartabia (un presidente emerito della Corte Costituzionale, mica un’amichetta dei berlusconiani) di mettere mano ad una qualche forma di razionalizzazione del nostro sistema giudiziario (cosa a cui saremmo peraltro tenuti per impegni presi col PNRR…).

Ora una parte della polemica, in verità circoscritta in ambienti abbastanza ristretti, riguarda la norma che prevede una valutazione dell’operato dei magistrati, la cosiddetta pagella. Un intervento di buon senso, perché in ogni professione è doveroso controllare che ci sia produttività, impegno e adeguamento della preparazione (lo si fa anche per i professori universitari) evitando quelli che o si siedono e tirano a campare o si danno a personalismi per vacuo protagonismo. L’obiezione è che così si può aprire la porta a giudizi negativi ispirati da cattive, magari interessate motivazioni: verissimo, ma è altrettanto vero che senza doveri a render conto del proprio lavoro si creano, anzi si sono già creati guai peggiori.

Sarebbe bene che in casi delicati come è il campo della giustizia si evitassero le guerre di pseudo-religione e le ortodossie pelose dei troppi censori in giro per il paese. La politica è in una fase di stanca, nonostante abbiamo molte questioni serie di cui ci si dovrebbe occupare. Non è il caso che per rianimare questo clima politico sonnolento ci si affidi alle repliche di rappresentazioni dove certo c’è posto per tutti i ruoli, ma dove non si fanno passi avanti per uscire da una stagione poco esaltante.

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