Sono più di 110 le etichette in gara per la terza edizione della rassegna PIWI organizzata dalla Fondazione Mach, che si è aperta oggi con protagonisti i vini “resistenti”, ovvero i vini prodotti con almeno il 95 per cento di uve provenienti da varietà PIWI (PilzWiderstandsfähig).
I vini concorreranno nelle seguenti categorie: rossi, bianchi, orange, metodo classico, frizzanti e passiti, e saranno attentamente valutati tra oggi e domani da una commissione composta da enologi, enotecnici, giornalisti, sommelier e ricercatori afferenti al mondo agroalimentare, che saranno coadiuvati dagli studenti del corso enotecnico in tutte le operazioni della rassegna. Oggi pomeriggio ad aprire i lavori della commissione è stato il direttore generale FEM, Mario Del Grosso Destreri intervenuto con il dirigente prof. Manuel Pensa, i referenti organizzativi Marco Stefanini e Andrea Panichi.
La cerimonia di premiazione è in programma venerdì 1° dicembre, nell’ambito di un seminario scientifico in diretta streaming sul canale youtube FEM a cui interverranno due tra i più illustri esperti mondiali del settore: il prof. Reinhard Töpfer, direttore del Julius Kühn Institut di Geilweilerhof e il prof. Philippe Darriet, professore di enologia all’Università di Bordeaux e direttore dell’Institut des Sciences de la Vigne et du Vin di Bordeaux.
I vini da varietà PIWI sono ottenuti da uve prodotte da piante che sono state selezionate per avere dei caratteri di resistenza alle principali malattie fungine che attaccano le viti, e quindi richiedono un numero ridotto di interventi fitosanitari. Anche se a livello europeo queste varietà sono state ammesse nelle diverse dop, in Italia ci sono diverse regioni nelle quali la coltivazione delle uve PIWI non è stata ancora autorizzata, nemmeno per produrre vino generico o IGT. Il Registro Nazionale delle Varietà di Vino comprende 36 varietà PIWI e la superficie coltivata con queste varietà supera alcune migliaia di ettari; in Veneto si trova il numero più elevato di superfici coltivate a uve PIWI ed alcuni ettari si trovano in Emilia e Marche, Lazio e Piemonte ultime regioni ad autorizzare la coltivazione di queste varietà nelle loro superficie viticola.
Con questo evento la FEM intende valorizzare anche l’attività di ricerca e sperimentazione sulle varietà tolleranti che ha portato ad iscrivere del Registro nazionale delle varietà di vite quattro nuove selezioni provenienti dall’attività di miglioramento genetico, grazie alla collaborazione del consorzio CIVIT: Termantis, Nermantis, Charvir e Valnosia. Di recente tramite il progetto VEVIR queste varietà sono risultate ottimali per la coltivazione in Trentino accanto a Solaris, Souvignier gris, Bronner, Palma, Johanniter e Pinot Regina.
La storia del miglioramento genetico in FEM ha una lunga data, dai tempi di Rebo Rigotti negli anni Venti del secolo scorso. Per quanto riguarda la resistenza la FEM ha intrapreso un’intensa attività di breeding realizzando un piano di incrocio sin dal 1987. Oggi i piani di incrocio producono circa 35-40 mila semi l’anno suddivisi in circa 100 combinazioni di incrocio. Tale attività prevede anche incroci (piramidazione) che permettono di selezionare genotipi che sono portatori di molteplici caratteri di resistenza verso le diverse malattie (oidio, peronospora, marciume nero ecc…). Per rendere più efficiente la fase di selezione si utilizzano le tecniche di selezione con marcatori legati ai caratteri di resistenza alle malattie fungine. Oltre a questo obiettivo in FEM vi è un’intensa attività di incrocio anche tra i genitori piramidizzati e le varietà di Vitis vinifera che hanno prodotto le quattro varietà Charvir, Valnosia, Termantis e Nermantis.
Lascia una recensione