Elezioni provinciali 2023, l’appello al voto delle Acli: “Le cose si cambiano solo alle urne”

Le priorità per il futuro del Trentino delle ACLI, che bocciano i cinque anni di Giunta Fugatti e chiedono attenzione su ambiente, lavoro, giovani e salute.

È una bocciatura che lascia poco spazio a interpretazioni quella che le ACLI del Trentino riservano ai cinque anni di governo della Giunta Fugatti. “Chiusura, disinteresse o, nella peggiore delle ipotesi, la volontà di andare totalmente in un’altra direzione” sono, infatti, secondo il presidente aclista Luca Oliver, gli elementi che hanno caratterizzato l’atteggiamento del governo provinciale rispetto alle proposte che, di volta in volta, l’associazione ha messo in campo sui suoi temi di riferimento. “Priorità che vanno affrontate”, le ha definite Oliver, individuate grazie allo stretto rapporto e al dialogo diretto con tutti i territori della provincia, che le ACLI rilanciano oggi, a pochi giorni dall’appuntamento con le urne, augurandosi, “dopo le elezioni, di avere interlocutori diversi, o che si comportano in maniera diversa”.

Giovani: casa e ambiente

A partire dalle priorità evidenziate dai Giovani delle ACLI, rappresentati in conferenza stampa da Anna Baldessari e Alessandro Colombo: lavoro, casa e ambiente.
“Siamo alla ricerca del posto giusto, più che del posto fisso”, ha spiegato Baldessari, chiedendo politiche che permettano in particolare una maggiore conciliazione famiglia lavoro, utili per ridurre l’abbandono silenzioso del lavoro, e azioni di valorizzazione delle competenze dei giovani, per limitare il fenomeno dei NEET, i giovani che non lavorano e non studiano. Per i giovani aclisti, inoltre, servono “politiche di sostegno all’affitto e all’acquisto della prima casa”, ma soprattutto, ha aggiunto Colombo, il tema ambientale, facendo attenzione a questioni come la mobilità alternativa al consumo di suolo: “Si sacrificano 25 ettari di territorio per un’Arena di musica, quando la valle è molto stretta e i terreni per l’agricoltura sono molto ridotti. Dobbiamo preservare le ricchezze ambientali che in Trentino siamo fortunati ad avere”.

Sanità, no alle diseguaglianze

Assieme agli ordini delle professioni sociali e sanitarie, i sindacati e l’Area Testimonianza e Impegno sociale della Diocesi di Trento, le ACLI da tempo portano avanti un’interlocuzione costante, all’interno della Consulta della salute, per tenere accesi i riflettori sulle questioni che riguardano la salute.
“Serve un piano di educazione sanitaria permanente”, ha detto affrontando l’argomento Maurizio Agostini: “Bisogna lavorare sulla debolezza della medicina territoriale e limitare la privatizzazione della sanità, cresciuta esponenzialmente, che porta all’aumento della disuguaglianza sanitaria. Il rischio, altrimenti, è che si creino fasce di cittadini di serie A, di serie B e di serie C, con questi ultimi che sono quelli – in crescita – che rinunciano a curarsi, perché non hanno la disponibilità economica per occuparsi della loro salute”. Per Agostini, per anni medico, in questi anni alla politica è mancata una visione rispetto al futuro della sanità trentina: “Denunciamo un assessorato che minimizza le criticità e una mancata apertura alla partecipazione. Nessuno risolverà magicamente i problemi, ma serve una diversa capacità di ascolto e di programmazione: una vera capacità di governo”.

Lavoro verde e sostenibile

Sono l’aumento del tasso di occupazione, per far lavorare le tante categorie al momento escluse, l’aumento di salari e compensi e una declinazione verde e sostenibile le priorità delle ACLI trentine nel campo del lavoro. Ad illustrarle è Nicola Simoncelli, che per l’associazione è responsabile lavoro, convinto della necessità di dover andare verso lavori verdi e sostenibili. “La parola d’ordine è tornare ad investire pesantemente nelle politiche attive del lavoro. La Provincia deve avere la capacità di dare soluzioni, aiutando le imprese e la comunità a trovare lavori sostenibili dal punto di vista sociale e ambientale”.

Autonomia e montagna

Il Trentino, in quanto territorio di montagna, non può dimenticarsi delle caratteristiche specifiche del territorio. “Questo vuol dire porre la questione del limite e della qualità dello sviluppo, e dell’impegno per il presidio delle valli – spiegano le ACLI -. Un’altra parola guida è la parola ‘pace’, sapendo che il Trentino con il suo Statuto di autonomia speciale può giocare un ruolo importante nell’intermediazione dei conflitti, dando esempio di come sia riuscito a superare situazioni di conflitto attraverso il dialogo”. Proprio a proposito di autonomia, i giovani delle ACLI hanno prodotto un manifesto che vuole rilanciare l’impegno del nostro territorio verso il cammino dell’autogoverno, evidenziando le possibilità e i rischi dell’autonomia oggi. Dalla scarsa conoscenza da parte delle nuove generazioni al rischio che l’autonomia non venga più sviluppata, se nella comunità trentina non nasce quel sentimento autonomista necessario per lo sviluppo economico e sociale del Trentino, la conseguenza sarebbe rimanere fermi e, di fatto, regredire. Questa la tesi del manifesto firmato da Marco Fonte, dei giovani aclisti, che richiama ad un rinvigorimento dell’autonomia, che passi anche attraverso un adeguamento dello Statuto speciale. “È un elemento di forza se i giovani si occupano ancora di autonomia”, ha commentato il presidente Oliver: “Si tratta di farlo diventare tale, anche attraverso la partecipazione dei cittadini. Fa paura la disaffezione alla politica, ma solo dentro le urne si cambiano le cose. E chi non va a votare lascia un vuoto riempito da chi invece ci andrà, e le decisioni dipenderanno solo da chi avrà votato”.

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