Giovani, cosa cambia dopo la “Christus vivit”

somm1: I temi del Sinodo e le indicazioni di Francesco presentate da due testimoni d’eccezione. E il pubblico vuole capire]

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“Tu sei il presente di Dio e per aiutarti ad essere protagonista del tuo futuro e organizzare i tuoi sogni. Con te c’è un’intera comunità: la Chiesa” (Matteo Liut)

“Papa Francesco ha un messaggio per te, t’invita a conoscere meglio la figura di Gesù e a dare iltuo contributo per cambiare la Chiesa e il mondo” (Gioele Anni)

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Sono passati già quattro mesi dalla pubblicazione del testo postsinodale ma la parola di Papa Francesco ai giovani e con i giovani non ha ancora “bucato” i media laici e merita di essere rilanciata. Forse perché è un testo corposo, straripante, difficilmente sintetizzabile: ci hanno provato Vita Trentina e Avvenire in Primiero nel dibattito del 25 luglio all’oratorio di Pieve con la voce di due esperti – Matteo Liut, “inviato” fra i giovani del quotidiano cattolico e Gioele Anni, pure giornalista, leader di Azione Cattolica e uditore al Sinodo dei giovani – che hanno provato a sintetizzare la “Christus vivit” in un tweet (lo riportiamo a parte) di appena 280 caratteri.

“Non è una lettera rivolta ai giovani, ma a tutta la Chiesa”, ha esordito Liut, ripercorrendo il processo sinodale partito ancora nel 2016 e osservando che per il Papa le riflessioni per i giovani e sui giovani interpellano e stimolano tutti noi. “L’esortazione è quindi un modo per indicare la strada per l’intera comunità ecclesiale: non possiamo pretendere che chi sta fuori dalla Chiesa legga l’esortazione. Ma è giusto chiedere che la Chiesa seguendo l’esortazione entri in dialogo con chi è lontano”. 

Anche il “tu” diretto e schietto con il quale il Papa parla a un giovane (anche non cattolico) diventa un’indicazione, come ha osservato Anni, perché pure gli adulti nella Chiesa sappiano dare del “tu” ai giovani, però senza paternalismi o giovanilismi.

E’ una conversione anche pastorale quella richiesta alla Chiesa secondo un metodo che Gioele Anni ha riferito ai tre verbi della “Christus vivit”: “Riconoscere la condizione e i bisogni dei giovani, ascoltandoli anche nei loro linguaggi nuovi e nelle modalità “chiassose”; poi interpretare questa realtà all’annuncio della Parola di Dio sui giovani; e infine, scegliere, ovvero avviare processi decisi che possano arrivare ad un reale cambiamento”.

La fonte biblica – figure di giovani dell’Antico e del Nuovo testamento – e poi la testimonianza dei giovani santi attraversano il testo che individua nella famiglia e nel lavoro due percorsi cruciali. Commenta Liut: “Sulla famiglia ha il coraggio di parlare anche di sesso, come di un dono di Dio con il doppio scopo di amarsi e generare vita: è una passione. . Non lasciate che vi rubino la possibilità di amare sul serio. Dice no alla cultura del provvisorio e ricorda che “sì per sempre” è rivoluzionario”.  Sul lavoro il documento punzecchia anche chi governa, definendolo una priorietà e osservando che i giovani guardano ad esso non solo come fonte di reddito.

LE domande dalla sala sono arrivate in anticipo. A chi chiedeva come uscire dal recinto dei giovani “casa e chiesa” per incrociare quelli che si “girano dall’altra parte”, Gioele Anni ha osservato che come a Emmaus che si tratta di “girarsi pure dall’altra parte e fare la strada con loro, come il Maestro con i due discepoli frastornati”. E a chi osservava che gli adulti non possono solo accompagnare senza proporre ideali, Matteo Liut rispondeva che in realtà il “puntare in alto” è ben presente nel testo di Francesco, anche nel valore della fedeltà del matrimonio.

Di quali figure adulte hanno bisogno i giovani di oggi ?

“Hanno bisogno di adulti che li amino, li accolgano, li ascoltino e li lascino fare – risponde Liut – . Che si fidino di loro, nella consapevolezza che da loro possono imparare. Anche davanti ai loro rifiuti. Hanno bisogno di adulti (e quindi di una Chiesa, di una comunità) che facciano gli adulti e che non cadano nel mito della giovinezza. Soprattutto hanno bisogno di adulti che sappiano valorizzare ciò che essi sono e non che impongano loro il mito dell’eccellenza: un mito che sta distruggendo i giovani, perché oggi solo ciò che eccelle pare avere validità. 

La serata, che non ha goduto purtroppo dell’intervento dei giovani, è stata conclusa dalla forte testimonianza di “conversione ai poveri”di una villeggiante che ha detto: “I giovani hanno bisogno di ascoltarci e noi anziani abbiamo bisogno di continuare a sognare”.

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