In volume gli scritti di Lidia Menapace, donna coraggiosa e ribelle

In poche parole la scrittrice Dacia Maraini sintetizza efficacemente la figura di Lidia Brisca Menapace: “Era il tipo di donna che considero il meglio che possa offrire il nostro Paese: coraggiosa, ribelle ma non fanatica, idealista, intelligente, generosa e attenta agli altri”.

Originaria di Novara, di formazione cattolica, staffetta partigiana durante la Resistenza, con il trasferimento a Bolzano (insieme al marito medico Eugenio) dirigente democristiana di cui fu anche assessora provinciale, in seguito intellettuale marxista, femminista e pacifista, particolarmente attenta alla tutela dei diritti delle minoranze e, in questo campo, del riconoscimento dell’Autonomia della provincia di Bolzano attuatasi con il secondo Statuto nel 1972. Ma anche impegnata “per la pace, l’azione non violenta e il rifiuto della guerra” nonché indefessa sostenitrice del “contrasto alla società patriarcale” in nome di “un femminismo, movimento autonomo, essenziale per introdurre mutamenti nella mentalità, nei costumi, nei rapporti umani, nel linguaggio, nell’economia”.

Alla sua scomparsa, il 7 dicembre 2020 nel capoluogo altoatesino, all’età di 96 anni, a causa di complicazioni legate al Covid, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella rifletteva: “Scompare con Lidia Brisca Menapace una figura particolarmente intensa di intellettuale e dirigente politica (fu anche senatrice di Rifondazione comunista dal 2006 al 2008, ndr) espressione del dibattito autentico che ha attraversato il Novecento. Lidia Menapace è stata fortemente impegnata sui temi della pace, con la Convenzione permanente delle donne contro tutte le guerre. I valori che ha coltivato e ricercato nella sua vita – antifascismo, libertà, democrazia, pace, uguaglianza – sono quelli fatti propri dalla Costituzione italiana e costituiscono un insegnamento per le giovani generazioni”. È da poco in libreria “Lidia Menapace. Un pensiero in movimento. Scritti scelti (1960-2019)” pubblicato da Edizioni alphabeta Verlag di Merano (506 pagine, 24 euro). Un volume in cui i curatori, Carlo Bertorelle, tra l’altro insegnante e direttore della rivista “Il Cristallo” di Bolzano e Mariapia Bigaran, docente universitaria e ricercatrice, specificano: “Abbiamo individuato sette filoni tematici corrispondenti alle parti in cui è suddiviso il volume: la Resistenza, la questione dell’autonomia sudtirolese, la lingua e la letteratura (Lidia Menapace fu per un periodo lettrice di Lingua italiana e metodologia degli studi letterari all’università Cattolica di Milano, ndr), il distacco dalla Democrazia cristiana e, con il ‘68, la scelta marxista, il femminismo, il pacifismo, le teorie del cambiamento politico e sociale”.

Piuttosto che ai tanti articoli scritti da Lidia Menapace per il quotidiano “Il Manifesto” (per quanto alcuni vengano proposti) i curatori dedicano particolare risalto “agli scritti più strutturati, meno occasionali e quindi più corposi”. Ad esempio, a quelli pubblicati sulla rivista “Il Cristallo” come sul periodico “il Mulino”, da “Rinascita” a “Problemi del socialismo”. Non mancano i suoi saggi. “Un itinerario – sottolineano Bertorelle e Bigaran – attraverso sessant’anni di appassionato impegno civile e politico. Cercando di restituire al lettore lo spettro vasto e poliedrico dell’esperienza intellettuale e politica di Lidia.

Il libro sarà presentato giovedì 5 ottobre alle 17, nella sala dell’Officina dell’autonomia in via Zanella 1 a Trento: i due curatori dialogheranno con il direttore della Fondazione Museo storico del Trentino Giuseppe Ferrandi. L’incontro, ad ingresso libero, sarà coordinato da Giorgio Mezzalira, storico e componente del direttivo dell’Associazione Museo storico in Trento aps, promotrice dell’evento.

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