In dialetto si dice Pelùk. Agli inizi del 1200 era invece Peluco, e poi successivamente Pellugo. Pelugo, probabilmente, prende il nome dal luogo in cui si trova, ai piedi dei boschi: da “pe” (latino: pes, pedis cioè “piede”) e “lucus” cioè bosco.
L’intera Valle Rendena fu feudo dei Conti di Arco. Vi fiorivano l’industria del legname e della seta, l’artigianato del ferro e la spremitura dell’olio di noce. Infatti, la prima parte della gola del rio Bedù è chiamata “Molinéra”. Vi operavano opifici come segherie, mulini, officine e un torchio per l’olio. Il paese è fatto di cantoni e agglomerati di case in legno (Viana, Berna, Croséra, Castel, Cionca) circondate da viti e broli, sapientemente ristrutturate. Conservate le antiche attività, oggi si sono sviluppate la zootecnia (razza Rendena) e il turismo, con il Caré Alto sul territorio comunale.
Lo stemma del Comune di Pelugo, adottato il 3 maggio 1984, apparteneva già al Comune unificato in periodo fascista tra Pelugo, Daré e Vigo Rendena, e poi utilizzato dalla locale Pro Loco. Allude al paesaggio e alla storia locale. Nella scritta fa riferimento all’etimologia del nome. Su campo azzurro reca in oro una fascia con la scritta “Penes Lucum”, un tempio diroccato, una torre e un campanile poggiati su un colle verde con alberi. Non c’è traccia di ornamenti esteriori.
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