“Attenti alla narrazione malata di quanto avviene nel Paese”, il richiamo dell’Arcivescovo Tisi nell’omelia. Nella festa di Vita Trentina e Avvenire ricordato anche il vescovo primierotto Tissot, missionario in Cina
“Bentornati in Primiero!”. Nella valle che ha visto partire il Card. Bernardin e ha lanciato l’intuizione di Chiara Lubich (la “Mariapoli europea” è in corso in queste settimana), la comunità ecclesiale si è ritrovata assieme alle “famiglie” di Vita Trentina (una cinquantina fra collaboratori e dipendenti) e del quotidiano cattolico Avvenire, con il suo direttore Tarquinio, lo staff dirigenziale e tanti lettori.
“Vi leggiamo sempre, andate avanti così…”l’incoraggiamento lungo la camminata partita quest’anno dalla storica chiesa di Transacqua, dove al mattino è stato presentato un altro “frutto” della religiosità primierottal, il vescovo Faustino Tissot (Transacqua, 1901 – Parma, 1991), già superiore dei Saveriani, missionario in Cina, dove ha subito 18 mesi di carcere e 25 processi. Ne ha parlato, emozionando i presenti, il nipote don Carlo Tissot (consacrato dallo zio 55 anni fa) concludendo che “abbiamo anche oggi molte persone che lottano e soffrono per esprimere la loro testimonianza cristiana; abbiamo bisogno di persone così in questo tempo di smarrimento”.
La salita e poi la passeggiata nella distesa verdissima dei “Pradi Liendri” ha mostrato anche i segni della tempesta Vaia (si veda il reportage a pag. 6 e 7), trasformandosi poi in rendimento di grazie. Oltre ai parroci don Giuseppe Daprà e don Nicola Belli, promotori dell’accoglienza insieme alla locale Pastorale del turismo(grazie!) anche all’Arcivescovo, celebravano anche don Gianpietro Simion, don Silvio Pradel e don Giuseppe Lucian con la presenza significativa del fresco diacono Alessandro Chiopris. All’inizio mons. Lauro Tisi ha salutato la presenza del giovane nigeriano John, richiedente asilo, che ha ricevuto il battesimo nella veglia pasquale: “Sta facendo un grande lavoro di integrazione per poi trovare anche lavoro”. Ha anche ringraziato il quotidiano cattolico per quanto offre “ sui temi dell’accoglienza e del rispetto di chi vive ai margini”.
Nell’omelia l’Arcivescovo ha preso spunto dal libro del Siracide e dai “tanti volti di persone buone” per guardare al futuro con speranza “anche la realtà italiana è molto meglio di come viene narrata: ci viene fatto credere di avere il nemico in casa, ma in realtà il nostro Paese è pieno di buone persone. Riconciliamoci con il bene che c’è e che solo una narrazione malata non ci fa vedere”.
In questo senso – dopo aver ricordato anche i 150 morti di questi giorni nel Mediterraneo – ha sottolineato il ruolo delle testate cattoliche ed ha poi invitato ancora una volta ad uscire dall’autoreferenzialità narcisista: “Invece che farci postare sui social, dobbiamo saperci porre dentro la realtà, per metterci a servizio dell’altro”.
I volontari del Primiero – che hanno favorito anche i trasferimenti – si sono prodigati nell’allestire anche il pranzo comunitario, espressione del gusto culinario locale ma anche della passione per “fare comunità”. Sapori nostrani addolciti anche dalle “zirele” offerte ai partecipanti e dalla erbe tipiche.
Sono stati i due sindaci presenti – Daniele Paoli e Ferdinando Orler – a rinnovare in anticipo l’invito per i prossimi due anni alla festa del quotidiano e del settimanale, così da completare la “crosara” dei quattro campanili che segnano la valle. E l’Arcivescovo, d’intesa con i direttori, ha ringraziato di cuore.
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