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Mercoledì 8 maggio, nella Festa della loro fondatrice, le Canossiane di Trento invitano tutti a partecipare alla celebrazione Eucaristica ad ore 18, presso la chiesa del Convento di Largo porta Nuova 2 a Trento, vicino a piazza Venezia. In quest’articolo suor Daniela Rizzardi presenta alcuni aspetti dell’attualità del carisma.
L’8 maggio 1808 è la data in cui ricorre l’inizio dell’Istituto Canossiano, fondato da Maddalena di Canossa nel 1808 e diffuso poi in tutto il mondo. Maddalena di Canossa, nacque a Verona nel 1774 e morì nella stessa città nel 1835. Fu grande promotrice della carità attraverso l’assistenza alle ragazze, ai bambini, alle donne dei quartieri poveri del suo tempo in diverse città italiane. Fu beatificata da Pio XII nel 1941 e canonizzata da Giovanni Paolo II nel 1988.
Così la Chiesa segnala Maddalena di Canossa come una donna che si è realizzata nella risposta originale e coraggiosa al dono di Dio, e che ha inciso in modo significativo nella Chiesa ,nella società e nella storia. In un’epoca di trapasso, infatti Maddalena ha saputo far affiorare il significato della vita là dove rischiava di appiattirsi, di standardizzarsi.
E’ importante allora prenderci cura della sua intuizione carismatica per trovare i modi di esprimerla come servizio fecondo alla Parola per entrare in dialogo con le sfide più urgenti che il nostro tempo pone alla chiesa.
Maddalena di Canossa, nel suo progressivo attuarsi storico, si mostra una donna che, mossa dalla passione per il Regno di Dio, si fa particolarmente attenta al problema della comunicazione della fede, dell’educazione delle nuove generazioni e dell’affiancamento amorevole di quanti sono segnati dalla sofferenza.
Verso il 1805, tracciando un piano di fondazione segnala che: «tutto il popolo giace nell’ignoranza… non vi sono che alcune povere donne che per vivere si danno per “maestre”, e non insegnano alle scolare che il rosario ed i primi elementi della dottrina cristiana, che loro fanno imparare a mente, non spiegando il senso che ignorano esse stesse».
Ascoltando la realtà concreta della sua gente Maddalena osserva che il sistema di trasmissione della fede e congiuntamente quello educativo, sono inceppati, così il messaggio del Vangelo non tocca la vita, con tutte le conseguenze che ciò comporta: ignoranza, passività, ripetitività, disorientamento giovanile, malcostume.
A Maddalena più di tutto sta a cuore la formazione umana e cristiana degli adolescenti e dei giovani che considera «speranza del tempo avvenire». Intuisce che il rinnovamento della comunicazione della fede e l’azione educativa devono partire da quelle fasce di età che stanno prendendo orientamenti di vita e saranno gli adulti di domani. Avverte così la necessità di farsi presenza attenta e disponibile perché «Cristo non è amato perché non è conosciuto». Maddalena, che per esperienza personale sa quanto è promotiva la presenza del Signore Gesù nel cuore dell’uomo, ritiene che l’amore più perfetto verso il prossimo sia quello di ”cooperare a far sì che amino Dio, e uno dei mezzi contemplati per farlo amare è quello di farlo conoscere”. La catechesi è pensata dunque come scopo principale di tutte le sue opere di carità, così come le scuole di carità da lei fondate. E’ interessante notare come la cura appassionata perché la formazione dei giovani sia incisiva, la rende attiva nel favorire le condizioni reali della loro formazione che non può avvenire efficacemente senza toccare il contesto che li circonda:
«Oltre ai bisogni dei giovani, si cerca di giovare alle adulte povere coll’istruzione e l’assistenza spirituale… per esse conviene spesso attenersi ai soli rimedi, cercando di toglierle dall’ignoranza».
Convinta dell’importanza della formazione dei formatori, in accordo con i parroci, organizza i “Seminari per maestre di campagna”, giovani donne che per scelta specifica si dedicano alla istruzione-formazione-promozione umana e cristiana dei giovani. La passione, perché la buona notizia del vangelo porti frutto nella vita dell’uomo, la rende straordinariamente creativa e intuitiva nell’individuare le condizioni perché il l’educazione e la trasmissione della fede siano realmente formativi di tutta la persona.
Cosi esorta le sorelle a non perdere di vista la finalità: «Si formino le ragazze in modo da riuscire veramente cristiane, ben fondate nella dottrina di Cristo», cioè introdotte a un incontro personale con Lui. Maddalena invita le sorelle a rispettare alcuni criteri fondamentali:
la centralità cristologica («Le innamorino della grazia del Signore facendole loro conoscere Gesù Cristo giacché Egli non è amato perché non è conosciuto»), l’ecclesialità («le sorelle si adattino interamente al sistema della diocesi ove saranno stabilite»), la fedeltà a Dio («… non si scostino dalla dottrina e nelle spiegazioni restino attaccate al testo») , la fedeltà all’uomo («… spieghino il testo secondo la capacità delle ragazze»).
Anche oggi, come ai tempi di Santa Maddalena, educare ha una valenza evangelizzante: ponendo al centro la persona umana, curandone la libertà in vista del bene, è un’azione comandata dal Vangelo e tende a creare le condizioni per accogliere il Vangelo ed il suo contenuto essenziale cioè che Dio in Cristo fa posto a tutti, non ammette l’esclusione di nessuno. Educare è, per Santa Maddalena e per ogni Canossiana un’azione con valenza missionaria, un’espressione della cura della Chiesa per la persona umana e la sua promozione.
Conferma dell’attualità di questo carisma è nel fatto ch le Figlie della Carità Canossiane, i laici e il volontariato ad esse legati, si sono diffusi ampiamente nel mondo, raggiungendo decine di Paesi nei cinque continenti attraverso un’intensa attività missionaria rivolta in primo luogo alle ragazze e ai ragazzi, alle giovani donne, alle famiglie, di tante realtà e quartieri posti ai margini delle società contemporanee, in quelle «periferie del mondo» evocate ripetutamente da Papa Francesco e che costituiscono il cuore pulsante del nostro tempo.
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