Una sessantina di persone ha assistito, nel pomeriggio di sabato 26 agosto, all’inaugurazione dell’Arca alpestre di Candriai, la scultura simbolica realizzata lo scorso autunno dallo scultore Egidio Petri insieme ai cinque suoi allievi e ricavata dal legno di un cedro secolare, dopo che un atto vandalico ne aveva reso necessario l’abbattimento.
Numerosa la delegazione arrivata a piedi da Sardagna, accompagnata dall’agro-ecologo Stefano Delugan e dalla presidente della Circoscrizione di Sardagna Giulia Degasperi: “La montagna è un ambiente da preservare, e per questo serve un patto tra piano e monte, per ricollegare città e montagna. Come Circoscrizione abbiamo voluto riassumere questo concetto in questa arca, mezzo che traghetterà il sistema-monte Bondone nella modernità”, le parole di Degasperi. Quindi l’intervento di Alex Benetti, presidente ventisettenne della Circoscrizione del Bondone: “Far riprendere vita a un albero ha un significato profondo. Un percorso lungo che oggi trova la sua definizione con questo momento di condivisione e mette in evidenza l’importanza di un collegamento anche all’interno della montagna stessa, tra circoscrizioni che condividono lo stesso territorio: un impegno che ci dobbiamo prendere per dialogare maggiormente e tracciare una strada insieme”.
Presente all’inaugurazione anche l’assessora alla cultura, turismo, politiche giovanili del Comune di Trento Elisabetta Bozzarelli: “L’arca è un’opera d’arte che ci interroga su cosa vuol dire mantenere e preservare un ambiente alpino, un’opera che chiama in causa le nostre coscienze attorno all’equilibrio di un intero ecosistema”, ha spiegato l’assessora tornando anche sul ruolo dell’Osservatorio del Bondone da poco istituito. “Questo vuole essere un punto di incontro tra tutti i soggetti che hanno interesse sul monte Bondone: Pro Loco, Trento funivie, operatori economici, mancano ancora all’appello ancora le Asuc ma la porta è sempre aperta. L’obiettivo è molto concreto, fare assieme dei passi in un percorso comune: come ad esempio la recente sistemazione del belvedere dove termina il sentiero didattico che parte dall’Aerat, che può diventare ora un nuovo luogo di relazione e incontro per residenti e turisti”.
Infine l’intervento dello scultore Egidio Petri, autore dell’arca assieme a cinque suoi cinque allievi – Claudio, Paolo, Gino, Silvano e Piergiorgio – che prima di tutto ha voluto ringraziare chi ne ha reso possibile la realizzazione: “Grazie alla circoscrizione di Sardagna che da una pianta morta non ha deciso di fare legna. Questo cedro l’ha ucciso la mano dell’uomo e questo ci ricorda anche quanto recentemente successo al Drago di Vaia. Quest’arca vuole essere un monito, ma anche un ricordo di quella pianta che non c’è più e del vuoto lasciato che andava riempito: lo abbiamo fatto con una scultura unica nel suo genere, che certamente caratterizza il parco che la ospita”.
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