Una missione ricca di record per l’astronauta dell’Esa. “Mi manca la leggerezza dell’assenza di gravità”
Al rientro sulla Terra dopo 200 giorni in orbita nello spazio, il primo gesto di Samantha Cristoforetti, prima donna italiana nello spazio, appena uscita dalla capsula Soyuz TMA-15M, è fissato in una bella immagine diffusa dall’Esa, l’Ente spaziale europeo. AstroSamantha, come lei stessa si firma nei “cinguetti” inviati in questi lunghi mesi dallo spazio e diffusi sul web, accosta delicatamente al viso un mazzetto di fiori bianchi a ciuffo della steppa kazaka e inspira profondamente per assaporarne appieno il profumo.
Dopo quasi sette mesi passati in assenza di gravità negli spazi angusti della Stazione Spaziale Internazionale (Iss), anche l'aria pura e ricca di profumi della steppa è un dono da gustare fino in fondo. Lassù, a 400 km. d'altezza, “tra le cose che sognavo di più era fare una doccia”, racconta ai giornalisti italiani riuniti nella sede dell'Agenzia Spaziale Italiana (Asi) a Roma nella sua prima videoconferenza da Houston, ritrasmessa dalle tv e seguita con passione e con orgoglio dai compaesani di Malè, che affollano piazza Regina Elena davanti al maxischermo fatto installare dal Comune. “L'ho fatta in Scozia, la prima doccia, in una sosta del viaggio per tornare a Houston, da seduta perché a poche ore dall'atterraggio non mi abituavo alla gravita”. Tutto da assaporare e gustare anche il primo pasto, “una bella insalatona con il tonno, le noci e il pomodoro”. Dello spazio, invece, confessa di sentire già la nostalgia per la sensazioni di libertà e di leggerezza data dal fluttuare liberamente nelle tre dimensioni. “Sì, è questa la cosa che mi mancherà di più”. Si era abituata a tal punto all'assenza di gravità, da rischiare di replicare anche sulla Terra gesti diventati naturali nella Stazione spaziale: “Quando sono tornata il medico mi ha prestato il cellulare per fare una telefonata. E quando ho finito stavo per mollarlo e dargli una spinta per darglielo (lui era a tre metri da me). E all'ultimo momento mi sono detta: no, non posso farlo”, racconta divertita. Le mancherà anche quella “finestra speciale” per guardare la Terra da lassù. “Sono i ricordi che mi porterò dentro della mia vita extraterrestre”.
L'atterraggio nella steppa
La lunga discesa dalla Iss alla steppa kazaka diventa nelle parole di Samantha Cristoforetti il racconto di un’esperienza adrenalinica: “Stretta in posizione fetale con i miei compagni dell’equipaggio nella capsula che ci ha riportati a terra mi sforzavo di guardare fuori dall’oblò. E le ultime immagini che mi porto dallo spazio sono il momento unico del passaggio dalla notte alla luce”. Poi l’attenzione è catturata dalla visione delle fiamme sprigionate dal calore sullo strato esterno della capsula, che brucia al contatto con l’atmosfera. L’impatto della gravità, che rende il corpo insopportabilmente pesante. Lo strappo all’apertura del primo paracadute innesca una rotazione del modulo, che diventa, per chi è all’interno, “quasi una lavatrice impazzita”. Il secondo paracadute stabilizza la situazione, resta solo l’attesa per l’urto, terribile, con il terreno. “Ma è andata meglio di come me l’avevano raccontato”, dice Samantha.
Record stracciati
L’avventura di Samantha Cristoforetti – settimo astronauta italiano nello spazio e quinto a mettere piede sulla Iss: ma la prima donna – era iniziata alle 22.01 del 23 novembre 2014 e si è conclusa alle 15.44 dell’11 giugno 2015: quasi sette mesi a bordo della Stazione spaziale in qualità di “Flight Engineer” (ingegnere di volo) e membro dell’equipaggio della Spedizione Iss 42/43. Doveva rientrare il 14 maggio, ma l’incidente della navetta cargo russa che doveva riportarla a terra ha costretto a rimandare il rientro della Soyuz. E così con i suoi 200 giorni in orbita, AstroSamantha ha battuto due record: quello dell'astronauta Esa con più giorni di permanenza consecutivi nello spazio in un’unica missione e quello di permanenza consecutiva in orbita per una donna.
Braccia e occhi per la scienza
Per un'ora, l'astronauta collegata da Houston racconta i suoi duecento giorni trascorsi nello spazio. Giornate intense dedicate agli esperimenti scientifici portati a termine con successo sulla Iss. Nove quelli in programma, che hanno consentito di raccogliere una mole di dati affidati ora all’analisi dei ricercatori. “Questi esperimenti – dice AstroSamantha – contribuiranno a spostare un po’ più in là le frontiere della conoscenza”. Ma subito minimizza il suo ruolo: “Io ho solo prestato le mie mani e i miei occhi alla scienza, non sarò io ad analizzare i dati. Ora faccio un po’ da cavia, ma sicuramente le ricerche che ho condotto potranno avere ricadute per la salute e la vita delle persone sulla Terra”, ribadisce. La aspettano molte settimane di riabilitazione, poi rientrerà al centro Esa di Colonia, in Germania. In Italia la rivedremo ad ottobre.
Ora è già un modello
La missione di Samantha Cristoforetti ha avuto una vasta eco sui social media. Il suo diario l’aveva cominciato a scrivere 500 giorni prima del lancio verso la Iss (vedi avamposto42.esa.int), rilanciandolo nella sua pagina Facebook e su Twitter con quasi 9.000 “tweet” e oltre 2.600 foto dal luglio 2011 ad oggi. Ma AstroSamantha, pur amando la leggerezza dello spazio, dimostra di saper stare anche con i piedi per terra: “L’astronauta non fa la celebrità di mestiere, stare sulla Iss è un’esperienza eccezionale e a missione finita farò attività di comunicazione per raccontare quello che ho vissuto. Ma sono sicura che questa esperienza mediatica finirà”, afferma. Pure, non scarta a priori l’invito della ministra dell’Istruzione, Giannini, a incontrare gli alunni nelle scuole. Consapevole che per molti bambine e bambini AstroSamantha, con i suoi quotidiani messaggi dallo spazio, è già diventata un modello a cui guardare. “Non lo so, – si schermisce –, credo che per i giovani avere delle fonti di ispirazione sia importante. Se potessi essere fonte di ispirazione anche solo per 5 ragazzini o ragazzine che magari sognano di fare una carriera simile alla mia mi farebbe piacere”.
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